Dicono che sia necessario riposare, altrimenti viene a mancare l'energia e l’efficienza. Ci sono tanti corsi che ci insegnano il modo migliore per organizzarci bene e quindi avere un buon riposo. I nostri tempi sono pazzeschi e frenetici, per questo sono necessarie tranquillità e distanza. Così si sta sviluppano la cultura del tempo libero, di divertimento. Il riposo che ormai deve essere attivo diventa un'industria. Ognuno non solo ha diritto di riposare, deve farlo. Il lavoro oggi è sempre di più automatizzato, quindi, in teoria, dovremmo avere più tempo per il riposo.
Non sorprende allora l’insistenza di Gesù sulla necessità del riposo. La sua raccomandazione e indicazione sono precise: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Ecco un'istruzione concreta, una proposta un po’ controcorrente. Il riposo secondo le parole di Gesù non deve essere attivo. Per lui è chiaro che l’attività faticosa richiede una compensazione. La necessità e la forza del deserto, talmente evidente per i primi monaci, in un certo senso nasce da queste parole del Vangelo. Il giusto riposo significa anche uno sforzo per tornare a se stesso, rigenererarsi, riprendersi. Sono movimenti importanti, perché in molti casi agire è più facile che stare con se stesso in pace, davanti a Dio.
Si intuisce che oggi molti non sanno o forse non vogliono riposare veramente. Fare altre cose, cambiare semplicemente l’attività secondo Gesù non basta. Quasi per confermare questo, il testo del Vangelo di oggi ripete che i discepoli “andarono con la barca verso un luogo deserto”. Per raggiungere la meta ci vuole sforzo, impegno. Si deve lottare per il tempo del proprio riposo. E spesso per iniziare questo percorso ci vuole una spinta esterna, e quella migliore arriva da Gesù.
La conclusione di questo brano del Vangelo ci stupisce. Guardiamo che cosa succede: “Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero”. Come mai? Gli Apostoli erano talmente stanchi per non essere capaci di trovare la distanza giusta? O la folla era talmente determinata, da precederli? I loro bisogni sarebbero allora più grandi che il diritto (promosso da Gesù) di riposare?
Questa situazione tocca i momenti più delicati delle nostre relazioni con gli altri. In primis ci ricorda, che di solito incontriamo gli altri nei loro biosgni. Quante volte ci sentiamo “invasi” dagli altri: dalla loro precarietà, dai loro problemi con cui ci affondano? Accade perché chi soffre si accorge della bontà di chi gli sta di fronte. Il livello di sofferenza nel mondo è talmente alto, che un solo segno di comprensione o di accoglienza attiva tanti sfoghi. In molti si racchiudono in loro stessi per evitare la “minaccia” rappresentata dall'altro, ma non vanno nel deserto, in un luogo in disparte, piuttosto fugono. Invece il Vangelo di oggi è chiaro: non si può fuggire dai bisogni degli altri. Né non si può pure riposare! È commovente e significante, che questo bisogno, la debolezza e la precarietà degli altri si “imponga” sul diritto a riposare. Qui non bastano più le categorie puramente umane, ci vuole un’eroismo, un radicalismo totale e senza compromessi. Chi pensa solo umanamente giustemante può e deve spaventarci.
Chi davvero ama Dio, crede e spera in lui deve andare oltre il ragionamente puramente umano. L’amore dà la forza. Si diceva che proprio gli incontri con molte persone davavano la forza a Santo Giovanni Paolo II. Sembra che per Dio riposare significa alla fine una cosa molto più differente di quello a cui siamo abituati.