Il giorno di Pasqua riporterà un annuncio ‘antico e sempre nuovo’: Cristo è risorto! L'eco di questo avvenimento, partita da Gerusalemme venti secoli fa, continua a risuonare nella Chiesa, che porta viva nel cuore la fede di Maria, la Madre di Gesù, la fede di Maddalena e delle altre donne, che per prime videro il sepolcro vuoto, ma anche, con tutti i loro limiti, la fede di Pietro e degli altri Apostoli.
Da sempre – anche nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche – la fede dei cristiani si basa su quell'annuncio, sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno visto prima il masso rovesciato e la tomba vuota, poi i misteriosi messaggeri i quali attestavano che Gesù, il Crocifisso, era risorto; quindi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e tangibile, apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine agli undici, riuniti nel Cenacolo. Cristo è veramente risorto! Non possiamo tenere solo per noi la vita e la gioia che Egli ci ha donato nella sua Pasqua, ma dobbiamo donarla a quanti avviciniamo. È il nostro compito e la nostra missione: far risorgere nel cuore del prossimo, dei più giovani, la speranza dove c'è disperazione, la gioia dove c'è tristezza, la vita dove c'è morte. E questa è la via non solo per trasformare noi stessi, ma per trasformare il mondo, per dare alla città terrena un volto nuovo che favorisca lo sviluppo dell'uomo e della società secondo la logica della solidarietà, della bontà, nel profondo rispetto della dignità propria di ciascuno.
Ma qui, in questo nostro mondo, l'alleluia pasquale contrasta ancora con i lamenti e le grida che provengono da tante situazioni dolorose: miseria, fame, malattie, guerre, violenze. Eppure, proprio per questo Cristo è morto ed è risorto! Ai tanti profughi e ai rifugiati, che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari arrivi la solidarietà di tutti, in particolare dei giovani, a cui è dedicato il prossimo Sinodo; gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all'accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli. È da queste considerazioni che desidero trarre il mio augurio pasquale. Chi ha fede sa che questo impegno è dono da invocare e compito cui corrispondere. Grazie ad esso le crisi potranno essere superate e potranno diventare realtà le parole del Salmo 85: “Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno…”. La potenza di Colui che ha vinto la morte doni a tutti una Pasqua così: tanto di luce e di speranza, quanto di giustizia e di pace!