Nella vita bisogna fare un’esame di coscienza sulle parole che esprimiamo verso gli altri. Le parole
che diamo a chi ci circonda, a quelle che incontriamo, le parole che scriviamo sui social o sui
messaggi al cellulare. Ogni parola può essere una carezza o una pietra, una medicina o un veleno,
un sollievo o una spada. Ogni parola crea o distrugge, di questo è responsabile il nostro cuore.
Le parole possono curare o ferire, incoraggiare o offendere, sostenere o umiliare, dare consolazione
o sfiducia esistenziale, creare applausi o incitare pugni, donare la pace o creare l'odio. E'
fondamentale l'uso delle parole. Da come comunica una persona si può “ascoltare” i battiti del
proprio cuore e tutto quello che si porta dentro. E' vero che le parole ingannano e mascherano, ma
dobbiamo andare al di là di esse per scoprire il loro vero significato e da dove nascono. Tempo fa
una storiella zen mi colpi tanto su come la gente possa influenzare le scelte della vita.
La gara dei ranocchi
C’era una volta una gara… , una gara di ranocchi.L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre. Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro. Cominciò la gara. In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: “Che pena!!! Non ce la faranno mai! Sono così piccoli!!! E’ un’impresa impossibile!”. I ranocchi, infatti, cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima. La gente continuava: “Che pena !!! Non ce la faranno mai! Sono così piccoli!!! E’ un’impresa impossibile!!!” In effetti, i ranocchi si stavano dando per vinti, tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere. Alla fine, tutti desistettero tranne quel
ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse la cima. Gli altri volevano sapere come avesse fatto. Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova. Fu così che scoprirono che… era sordo!.
In un carcere ho trovato un manifesto che riassume i dieci principi per una comunicazione sana e
pacifica. Ecco l'elenco:
Manifesto della comunicazione non ostile
- 1. Virtuale è reale. Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
- 2. Si è ciò che si comunica. Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rap-presentano.
- 3. Le parole danno forma al pensiero. Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
- 4. Prima di parlare bisogna ascoltare. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
- 5. Le parole sono un ponte. Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
- 6. Le parole hanno conseguenze. So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
- 7. Condividere è una responsabilità. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, com-presi.
- 8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
- 9. Gli insulti non sono argomenti. Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
- 10. Anche il silenzio comunica. Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere. (Emily Dickinson).
O parole, quali crimini si commettono in vostro nome! (Eugène Ionesco).
Le Parole distruggono e creano. Generano nuovi mondi, costruiscono muri o disegnano nuovi
orizzonti. Le parole aggiungono contorni ai pensieri e trasformano ciò’ che non c’è in un progetto
da realizzare.(Stephen Littleword).