Nel Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana per la 40esima Giornata della Vita che si celebra oggi, si legge che “le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo”.
Questo stile di vita è dell’uomo che ha incontrato Cristo, perché ha conosciuto il suo amore gratuito e infinito: ecco perché può testimoniare che la strada della felicità è quella di chi vive donandosi, aperto alla gratuità e all’accoglienza. Lo testimonia non a parole, ma nei fatti, perché riconosce il dono immenso della vita, che non gli appartiene e per questo la difende e la rispetta, in tutte le sue forme.
L’uomo che non lo ha conosciuto è costretto ad appropriarsi di questo dono: anche se nel profondo sa che sta facendo un’ingiustizia, è obbligato a difendere la sua vita, per cui è incapace di darla e di accoglierla. Tutto diventa un’insidia per lui. Non è cattivo, ma deve sempre difendersi. Da qui nasce l’egoismo, la necessità di fare soldi, di trovarsi delle sicurezze che in qualche modo lo illudano, lo difendano. Ha un bisogno costante di acquistare affetto e attenzione dagli altri, ma poi usa gli altri solo per cercare di coprire questa paura.
Anche se accumula soldi e ha successo, la sua vita è triste, perché è una vita dominata dalle ansie, di cui testimonia i frutti amari: l’avarizia, l’egoismo, la mancanza di attenzione ai bisogni dell’altro, l’incapacità di donarsi. Costretto a vivere sempre concentrato su sé stesso, in un succedersi di giorni che lo avvicina solo alla morte. Per difendere la sua vita, sperimenta la morte, la porta con sé.
E allora, “Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?”, scrive San Paolo nella lettera ai Romani (7,24). Incontrare oggi Cristo significa incontrare l’autore della vita e liberarsi da questo “peso” e da queste paure. Scoprire che, come e più degli animali e dei fiori a cui il Signore ogni giorno provvede, Lui ha cura della nostra vita.
Ecco perché la Chiesa oggi può festeggiare la Giornata della Vita: perché annuncia questa libertà della “vita nuova” che si riceve dall’incontrare Cristo. Come le folle nel Vangelo di questa domenica, anche per noi, per rispettare la vita, abbiamo bisogno di portarla dentro di noi: scoprire in Lui l’Amore, l’unico che guarisce le nostre paure, ci permette di diventare finalmente capaci di donarci e di donare.
Con Cristo possiamo allora essere testimoni autentici di Perdono e di Misericordia, che il mondo con le sue “giustizie” non conosce, ma di cui ha un disperato bisogno: testimoni non perché migliori, ma perché l’abbiamo noi per primi ricevuti da Cristo, come un dono gratuito.