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La vera sicurezza

Di questi tempi l'ego sta assumendo un ruolo sempre più importante. Quando tutto cambia le sicurezze vengono meno e, di conseguenza, siamo alla perenne ricerca di certezze. Quando non riusciamo a trovarle al di fuori della nostra sfera personale la soluzione migliore sembra quella di crearle attorno a noi stessi. Una sorta di conchiglia in cui possiamo nasconderci ma anche un luogo sicuro, dal quale avviare contatti efficaci e sicuri con gli altri.

La combinazione di questi due fattori gonfia il nostro ego. Esso, prodotto di un'evoluzione culturale (o spirituale?), ha proprio la funzione di darci sicurezza e stabilità. Più è grande, più è spregiudicato, e meglio stiamo. Gli altri finiscono col rimbalzargli addosso, se non sono già stati calpestati. Ci assicura lo spazio giusto per fare quanto desideriamo. Per la maggior parte la grandezza dell'ego è determinata dalle posizioni sociali e professionali che, grazie a lui, siamo riusciti a ottenere. La crescita dell'ego è progressiva: all'inizio esso si insinua all'interno di situazioni non sempre univoche. Successivamente, trovata una dimora sicura, si espande e vuole di più. Prevalere sugli altri, specie se hanno una posizione superiore alla nostra – un capo, un professore, una celebrità – per l'ego diventa una questione di vita o di morte. E' questo il nutrimento che gli consente di crescere ancora.

Diventiamo, quindi, certi che nessuno potrà toglierci il ruolo acquisito. Anzi, tutti dovranno rispettarlo. Così ci sentiamo protetti dai cambiamendi del mondo, dai rischi derivanti dagli umori e dai capricci altrui. L'unica preoccupazione dell'ego è quella di crescere ancora, mettere radici sempre più robuste, una base solida dalla quale esercitare una posizione dominante. L'ego sta bene nel suo piccolo mondo e tutta la sua attenzione è focalizzata su se stesso, facendogli perdere il contatto con la realtà. Si tratta di un'attività molto autoreferenziale: fare tutto per non dover fare niente. L'esatto contrario della vigilanza di cui ci parla Gesù. Non a caso egli parla di “cuori appesantiti” (Lc 21,34) e ci invita più volte a essere vigili, cioè a riporre fiducia totale in Dio, il quale ci chiede di compiere i compiti a cui siamo assegnati piuttosto che costruire la nostra zona di comfort

Come scrive San Paolo, nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e muore per se stesso (Rom 14, 7). La vita umana comporta inevitabilmente rischi e insicurezze. L'esposizione totale agli altri è l’ambiente reale dove dobbiamo operare. La nostra ricchezza e solidità è Cristo. Lo possiamo sperimentare solo spogliandoci del nostro ego. Basta forarlo, in modo che tutte le vanità e l'orgoglio ne escano fuori. Essere rifiutato, sconosciuto, al di fuori di riconoscimenti e sovrastrutture è l'unica posizione che si deve avere per non perdere la vita. Solo quando mancano apoggi sociali si può avere, infatti, piena fiducia in Gesù. Questo richiede uno sforzo continuo, fatto di attenzione, vigilanza, prontezza di fronte alle possibili soprese. E' questo il vero senso della vita umana. 

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