Tutti siamo poveri, abbiamo bisogno di sentirci amati e Dio non ci fa mancare questo amore. La povertà è un mistero che riguarda tutti noi esseri umani, è un connotato fondamentale della nostra esistenza che implica una debolezza e un’indigenza reale perché, se siamo sinceri, “nessuno è sufficiente a se stesso”, abbiamo tutti bisogno di aiuto prima o poi. La povertà comporta la morte, il limite, la malattia, la fame, essa ci rivela in definitiva che la vita ci è stata donata e che siamo creature rivolte verso il Creatore, l’unico al quale possiamo chiedere il senso di questo misterioso dono. Per noi cristiani la Bibbia è la risposta di Dio Creatore a questa profonda domanda esistenziale, perché Lui ascolta le nostre richieste, vede la nostra miseria, se ne prende cura, soffre e parla con noi, interviene nella nostra storia liberandoci dalle catene del male. Che amore grande!
Gesù insegnandoci il “Padre nostro“, svela il volto paterno di Dio e il volto fraterno di ogni persona umana. San Paolo, l’Apostolo delle genti, esorta tutti i cristiani ad agire secondo la misericordia stessa di Gesù, il Figlio di Dio, che non si è vergognato dei suoi discepoli ed è stato un fratello per tutti, annunciando un amore irresistibile per chi è stato umiliato e per chi è caduto nel peccato o ha subito torti. Nessuna miseria è troppo profonda perché non vi si applichi misericordia, perché non ci si possa far carico di chi è escluso. Spesso vediamo sorelle e fratelli che vivono nelle strade, fuggono da Paesi in guerra o sono resi schiavi, costretti in una condizione di povertà estrema, bisognosi di tutto: cibo, vestiti, affetto, fiducia, comprensione, amicizia, elementi concreti alla base di ogni vita che possa dirsi dignitosamente vissuta. Queste nostre sorelle o fratelli “incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza e l’egoismo di chi è infastidito” ci ricorda Papa Francesco. La via per ricongiugerci a Dio è tutt’altro che sentimentale, San Paolo la descrive in maniera molto concreta e realistica nei suoi scritti, in particolare nella lettera ai Corinzi (1 Cor 13).
L’amore al Creatore e l’amore ai fratelli o sono uniti e sono veri, o sono separati e sono falsi. Santa Caterina definiva Dio come un “pazzo d’amore” per le sue creature! Noi tutti possiamo decidere di corrispondere al grande amore che ci dona la vita in una duplice direzione: verso Dio e verso il prossimo. Nella Bibbia si dice chiaramente che “noi amiamo, perché egli (Dio) ci ha amati per primo. “Se uno dicesse: ‘Io amo Dio’, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,19-20).
I poveri annunciano l’amore crocifisso, la misericordia divina che raggiunge tutti. La scelta della misericordia ci fa uscire dalla trappola dell’indifferenza e dell’egoismo, essa costituisce una risposta concreta per tutti coloro che sentono insopportabile la tremenda ingiustizia di lasciare soffrire nella solitudine chi non ha nessuno. Essa è la scelta dell’annientamento per amare, è un mettere la propria spalla sotto la croce della sorella e del fratello sull’esempio di Gesù, perché ci si appartiene, perché tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno con cui condividere gioie e dolori. I poveri si rivelano perciò umili ma, allo stesso tempo, grandi maestri di vita.