Una volta un bisognoso ha chiesto a un amico una cosa. Dopo qualche giorno, non avendo avuto riscontro, ha replicato la richiesta. La risposta: “Non è in cima alla lista delle mie priorità”.
E', ovviamente, positivo avere un elenco delle cose da fare e organizzarle in modo opportuno. Ci dà la sensazione che, così facendo, ci riescano meglio. Fa parte della nostra zona di comfort, ci fa stare bene. Eppure, agendo così, finiamo col chiuderci agli eventi in attesi e, quindi, alla vita stessa. Anche prestare attenzione al prossimo può far parte del nostri programmi. Metterlo in cima alla lista avrà un valore incommensurabile. Agire con amore come ci chiede Gesù, tuttavia, comporta un rivisitazione delle priorità che abbiamo, scombussola la nostra zona di comfort esistenziale. Proprio in questo risiede la misura, non solo del nostro amore ma anche della fedeltà a Cristo, il quale non ha compiaciuto se stesso (Rom 15,3). In questo senso il piacere, compreso quello umanamente giustificabile e comprensibile, diventa pericoloso. Equivale a nascondersi, a separarsi dagli altri. Finiamo col bollare come un'invasione le richieste che rientrano nelle nostre priorità.
Il vero amore, invece, è invasivo: richiede attenzione, tempo, energia. Distrugge le certezze che ci siamo creati. Non si accontenta del superfluo, dei frammenti anche spettacolari che, a livello pratico, non ci costano niente. L'opera dell'amore non può essere misurata in base al suo effetto finale: gli importi versati sul conto, le cifre impressionanti che mostrano i risultati di quanto facciamo. E' chiaro: non tutti hanno gli stessi mezzi. Alcuni possono fare ingenti donazioni economiche ai poveri senza veder scalfito il proprio patrimonio. Altri, magari, così facendo vedono migliorare la propria reputazione, mostrandosi al prossimo come grandi fondatori o benefattori. Tuttavia la lezione della vedova povera, che getta solo due monetine, mostra la vera prospettiva del amore: quella di essere una sfida. Esso include, implica una perdita, la capacità di affidarsi. Richiede una modifica radicale della lista delle priorità. Ci toglie sicurezza ma svela il linguaggio del cuore. Perchè chi riceve sente da dove viene il dono. Capisce subito se questo fa parte dei doveri o se proviene dal nostro profondo. La misura, dunque, non è quella dell'importo ma del cuore, lì dove vede solo il Signore. E noi lo avvertiremo come un tuffo in quell'abisso di affidamento a Dio che è l'amore. Egli ci chiede di dare tutto, in ogni momento. Tutta la vita, anche quella che plasmiamo in base ai nostri progetti.