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Il messaggio della Stella

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La narrazione dei Magi, dell’evangelista Matteo, si presenta con una decisa collocazione storica: “Al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme”. Questo ci porta a non considerare la narrazione dei Magi come un espediente letterale-haggadico, cioè una “parabola narrativa”, confezionata per veicolare un insegnamento, secondo l’uso rabbinico.

Tutto incuriosisce. Come facevano quei Magi giunti dall’Oriente, a sapere che era nato il “Re dei Giudei”? Il Vangelo spiega che erano stati spinti e guidati fino a Gerusalemme da una stella, con lo scopo di andare ad adorare il “Re dei Giudei”, che era nato. Una grazia, dunque, concessa a quei Magi.

I Magi li possiamo qualificare come dei pensatori, dei saggi, – potremmo chiamarli filosofi -, e degli astronomi, e come tali scrutatori del firmamento. Guardando videro una stella che non conoscevano, e non risultava dallo studio delle documentazioni astronomiche sullo zodiaco, molto accurate per quei tempi. Certamente un segno felice che andava decifrato. Il risultato della loro scienza e della loro fede fu che quella stella era il segno che era nato il “Re dei Giudei”. Dunque conoscevano che c’era il popolo dei Giudei e che sarebbe nato da loro un Re. E ciò perché al tempo del rientro dall’esilio in Babilonia una parte consistente di Israeliti rimase nella Mesopotamia, avendo avviato una vita economicamente agiata. E’ da questi Israeliti che i Magi ebbero la notizia della speranza di Israele. Circa la stella, indubbiamente si rapportarono all’oracolo di Balaam: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele”. Di più non possiamo dire di loro. Non erano del popolo ebraico, ma non erano degli idolatri; certo avevano grande fede in Dio.

Giunti a Gerusalemme pensarono che il “Re dei Giudei” fosse in un palazzo regale. Di fronte a personaggi ricchi, dignitosi, venuti da molto lontano per adorare il “Re dei Giudei”, che era nato, l’attenzione di Erode divenne massima, come pure di tutta Gerusalemme. Il Tempio seppe, ma non prese posizione su di un tale evento. Parlare di “Re dei Giudei”era rischioso di fronte a Erode, poiché il termine suonava come politico; così si preferiva il termine Unto: Cristo, Messia. Pilato lo chiamò politicamente Re, sapendo bene che il Messia, il Cristo, sarebbe stato Re: “Sei tu in re dei Giudei?”.

Erode volle conoscere che cosa sapeva il Tempio circa la nascita del Cristo, e così convocò i capi dei sacerdoti e gli scribi non usando il termine “Re dei Giudei”, ma, appunto, Cristo. La risposta fu: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta”. Erode trasmise il dato ai Magi diventando il tramite di un loro nuovo contatto con gli oracoli di Israele. Altri dati i Magi li dovettero conoscere da qualche “scriba” del Tempio, poiché il Tempio dovette interessarsidei Magi,privatamente, per non agitare il sospettosissimo Erode.

Erode “segretamente”, cioè a insaputa del Tempio, chiamò i Magi per avere dettagliate notizie sul tempo dell’apparizione della stella. Si finse anche devoto e pronto, al momento opportuno, a consegnare il suo reame al “Re dei Giudei”: “Perché anch’io venga ad adorarlo”.

I Magi partirono per Betlemme e la stella ricomparve al loro sguardo, con loro grande gioia: “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. Non l’avevano vista sul cielo di Gerusalemme.

L’intenzione dell’evangelista Matteo, presentando la venuta dei Magi, fu quella di sottolineare l’universalità della salvezza. La chiusura farisaica che disprezzava i pagani, i non circoncisi, veniva contraddetta da dei nobili personaggi che venivano da lontano, dopo avere affrontato pericoli di fiumi in piena, di deserti assolati da percorrere, di notti gelide, di pericoli di briganti, con l’impiego per il tutto di grosse cifre di denaro.

La loro storia religiosa attingeva a echi degli oracoli di Israele, al rispetto per il Dio dei Giudei mostrato da Ciro, e da Dario I (Cf. Esd 5,6s; 6,3s). Poniamo pure che i Magi sapessero del pensiero di Zarathustra (XVII – XV sec. a.C.), ma superando il suo dualismo (Principio del Bene e Principio del Male)con il loro nitido monoteismo,dettato dalla loro stessa ragione e accolto e vissuto nel loro cuore, obbediente a una retta coscienza che faceva loro da Legge.

I pastori portarono la notizia a Betlemme, dopo aver visto gli angeli e il Bambino, i Magi la portarono a Gerusalemme sulla scorta della stella.

I Magi, per cultura e ceto sociale, erano evoluti rispetto ai pastori, eppure i Magi erano a loro omogenei per limpidezza di cuore.

I pastori erano umili, non perché poveri culturalmente, ma perché pieni di fede e obbedienti alla verità.

Noi uomini di oggi, colti e senza pace, guardiamo con ammirazione i pastori e vorremmo essere come loro, visto che sperimentiamo quello che già diceva il Qoelet (1,18): “Chi accresce il sapere, aumenta il dolore”. I Magi, però, a nostro conforto, ci esplicitano che il sapere, se connesso strettamente al filo conduttore dell’umiltà e dell’amore, non dà perdita di semplicità, ma guida a Cristo.Infatti, proprio la scienza, unita alla fede, fece sì che i Magi decifrassero la stella che li condusse a Cristo. La scienza, quando è autentica, non è ostacolo a Cristo, anzi la fede è vigore di mente, come ci testimoniamo i Magi.

Dio attua innumerevoli percorsi di salvezza. Percorsi presso chi conosce Cristo per via meramente culturale, ma che poi a contatto con testimonianze forti – le stelle che guidano – ha reazioni positive di fede. Percorsi presso chi non ha mai sentito parlare di Cristo, oppure ne ha sentito parlare in modo ostile; per loro si accendono luci che guidano verso la Chiesa, dove troveranno Cristo.

I Magi, dopo le indicazioni di Erode, si diressero verso Betlemme. Betlemme per essere raggiunta non aveva bisogno di una stella guida, bastavano le indicazioni sul percorso da fare, con poche ore di cammino, eppure la stella “li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino”; appunto li guidò, non verso Betlemme, ma,abbassandosi, verso la casa dove c’era il Bambino. E’ possibile a Dio un tale fenomeno? Possibilissimo, ma, certo, la stella era del tutto speciale.

Betlemme fu piena della presenza dei Magi, che guidati dalla stella singolare trovarono la casa dove c’era il “Bambino con Maria”, Giuseppe era indubbiamente presente, ma rimane nell’ombra. E’ il Bambino in braccio alla madre, il centro dello sguardo dei Magi, che si “prostrarono davanti al Bambino e lo adorarono”. All’adorazione seguì l’offerta di oro, incenso e mirra.

Veramente grandi quei Magi, che la tradizione più credibile dice fossero tre. Uscirono dalla casa dell’incontro (non più la stalla) con il Bambino profondamente trasformati.

Ogni incontro con Gesù è trasformante nella misura della purezza del cuore, e il cuore dei Magi era veramente puro e nobile.

Paolo Berti: