Abbiamo ancora bisogno degli altri? Un bisogno vero, profondo, viscerale? Non è meglio occuparsi dei propri affari da soli, senza essere disturbati? In fondo gli altri costano, tolgono tempo ed energie. Non sono come noi, serve pazienza per stare con loro e per fargli capire le nostre esigenze. Gli altri hanno abitudini loro. Sono stati educati diversamente da noi e, spesso, provengono da culture lontane dalla nostra. Sono solo un elemento di stress.
Con queste convinzioni, oggi sempre più diffuse, ognuno vive nella sua propria isola, curata con grande sforzo e attenzione. Ma questo atteggiamento ci fa vivere veramente? Partiamo da un presupposto: gli altri sono gli stessi che hanno creato i prodotti che usiamo nella nostra vita solitaria. A ciò si aggiungono due situazioni nelle quali il contatto personale con il prossimo, pur doloroso, è necessario. Ne parla il Vangelo d’oggi.
La prima consiste nella correzione del nostro comportamento. Nessuno è perfetto. Ognuno deve crescere. Ma come si fa a crescere bene? Come verificare se abbiamo intrapreso la strada giusta? Gli altri che vivono con noi sono i primi a darci una mano in questo percorso. Ci osservano, ci conoscono. Non si può, purtroppo – o per fortuna – essere pienamente isolati. La famiglia, i nostri amici, i colleghi, sono una risorsa imprescindibile per aiutarci a conoscere noi stessi. Ovviamente questo dipende anche dalla nostra voglia di aprirci, ascoltando, accogliendo le opinioni, prendendole sul serio.
La seconda situazione sono i progetti fatti insieme. Il Vangelo parla della preghiera. Essa è il nucleo di tutti grandi progetti: crea legami solidi e profondi. Crea una comunità. Oggi per fare qualcosa di buono si deve lavorare con gli altri. Le esigenze esterne, sociali, culturali e tecniche richiedono proprio questa mentalità. Ma, naturalmente, anche questo porta rischi e difficoltà: ci si deve adattare al ritmo altrui, fare cose che non ci piacciono, con tempistiche che non ci appartengono.
Gesù sembra conoscere la nostra avversione verso il prossimo. Per questo introduce il concetto della “necessità degli altri” in modo delicato e discreto. Il tema del contributo apportato dagli altri alla nostra crescita è proposto in modo graduale. Ci sono, innanzitutto, le persone della nostra cerchia ristretta. In seguito sarà l’intera comunità a valutare il nostro comportamento. Chi non vorrà migliorare finirà col restare solo. Vivere insieme agli altri è, al contempo, un privilegio e un’opportunità che possiamo scegliere se cogliere o meno. Gesù rispetta la nostra libertà. Ognuno ha diritto di farsi del male, cioè di non crescere, isolandosi dagli altri, sopratutto quando questi pretendono di correggerlo.
La preghiera, in tutto questo, diventa il modo migliore per stare insieme. Nel raccoglimento tutti sono rivolti a Dio. Spariscono problemi individuali e differenze. Non è un caso che la Chiesa si costituisca celebrando l’Eucaristia.
Queste due proposte di Gesù per aiutarci a socializzare funzionano insieme. Se abbiamo problemi con gli altri siamo invitati a pregare. Se vogliamo farlo bene dovremo cercare di risolvere i nostri conflitti. Due sfide che ci aiutano a crescere.