Nel Vangelo di questa domenica abbiamo Giovanni che indica l'Agnello di Dio che prende sopra di sé i peccati del mondo. Giovanni è l'ultimo dei profeti, e come ogni profeta della storia, parla a nome di Dio per ricondurre il popolo sulla retta via. Giovanni è testimone di Dio nel deserto, con la sua vita sobria, la sua umiltà e denunciando le ingiustizie della corte di Erode Antipa.
Oggi, come diceva Don Oreste Benzi, manchiamo di profezia anche nella chiesa, cioè di vedere cieli nuovi e
nuova terra. Ci sono troppi profeti di sventura, di divisione, di odio e pochi profeti di pace, di speranza e di salvezza. Nel battesimo abbiamo ricevuto il dono di essere profeti, questo significa che non dobbiamo fare gli “indovini”, ma farci ispirare dallo Spirito Santo per annunciare il regno di Dio. Giovanni indica l'Agnello di Dio. Gesù è l'Agnello immolato sulla croce, ed ogni giorno sull'altare, che prende sulle sue spalle di Buon Pastore il peso e il peccato del mondo.
Noi cristiani dobbiamo essere come “agnelli” in mezzo ai lupi. È urgente la rivoluzione della tenerezza, della gentilezza, della mitezza, della mansuetudine per contrastare tutta l'aggressività mediatica e che troviamo nella vita quotidiana incontrando le persone. Il cattivo è il più forte? No. La parola cattivo etimologicamente deriva dal latino “captivus” che significa: prigioniero. Il cattivo è un prigioniero di se stesso, del suo peccato, della sua sofferenza, della sua solitudine e del suo male. Il cattivo non è un vincente, ma è già in anticipo un perdente, perché è prigioniero nelle sbarre del suo egoismo e della sua superbia.
Vince l'umile, chi ama e chi perdona, chi fa il “fesso per il Vangelo”, per non andare in guerra. Noi cristiani non siamo fessi o come qualcuno ha scritto “cristiani uguale cretini”, ma la forza è nella pace e nel perdono. Vince solo chi ama, anzi come canta Tony Bungaro in una sua bellissima canzone: “Quando si ama non si perde mai”.