In questa domenica celebriamo la festa del Battesimo di Gesù. Una festa che suscita da subito tanta meraviglia. Proviamo ad immaginare la scena. Da Giovanni il Battista accorrevano tante persone per farsi battezzare nel Giordano. Persone con i loro drammi quotidiani, le angosce, le paure, le mancanze di amore – piccole e grandi – ma anche le gioie e le speranze di una liberazione e di una salvezza prossime a manifestarsi. Si recavano al fiume Giordano per essere battezzati e ricevere la caparra di questa loro speranza.
Ebbene, tra queste persone c’è anche Gesù. Si mette in fila con loro, come uno di loro, per ascoltare dal profondo del loro cuore tutti questi sentimenti. È l’immagine reale di un Dio che non è lontano dal suo popolo, un Dio che cammina a fianco di tutti gli uomini e le donne, un Dio che come una Madre e un Padre vuole entrare nella profondità del nostro cuore per consolarci ed amarci.
La ragione per cui Gesù si è fatto battezzare da Giovanni è stata oggetto di riflessione teologica sin dall’antichità. Sul piano storico si può ipotizzare che Gesù è stato discepolo del Battista, ma che poi a un certo punto, probabilmente per divergenze di pensiero, le loro strade si sono separate. Gesù, in ogni caso, viene battezzato da Giovanni come uno dei tanti membri della comunità di Israele che si sono recati da lui. Quale differenza c’è, però, tra il battesimo di Gesù e quello che ricevono gli altri uomini in fila con lui?
Per la teologia di Matteo è centrale l’idea che Gesù sia venuto a compiere o confermare la Torah e le profezie, e adempiere la giustizia. Giulio Michelini fa notare che il verbo compiere, pleroo, è caratteristico di Matteo. Come anche il sostantivo giustizia. Con il battesimo Gesù comincia la sua missione. Come dice la seconda lettura tratta dagli Atti degli Apostoli “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui”.
In questa luce possiamo leggere anche il nostro battesimo, che deve realizzarsi giorno dopo giorno. Possiamo concludere con le parole del profeta Isaia, che vengono riferite ad ognuno di noi: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre”.