Da oggi, e per cinque domeniche, la seconda lettura della Messa sarà tratta della lettera di San Paolo ai Colossesi. Si tratta di uno scritto di quattro capitoli, indirizzato ad una comunità che viveva in un villaggio della Turchia (Colossi), che oggi non esiste più. L'annuncio di Cristo risorto era giunto a Colossi tramite un collaboratore dell'Apostolo, di nome Epafra. Forse anche per questo, i Colossesi avevano idee piuttosto confuse su Gesù, sulla Chiesa, sul creato, sui doveri familiari. Da questa esigenza di chiarimento nasce questo piccolo scritto, del quale oggi leggiamo un brano del primo capitolo. Si tratta di 5 versetti che tratteggiano – come in un delizioso cammeo – un ritratto di Gesù Cristo. Innanzitutto l'Apostolo scrive: “Gesù è immagine del Dio invisibile” (1,15). Immagine, in italiano. Éikon in greco, da cui il termine icona, termine tecnico attribuito a quelle tavole di legno su cui è dipinta l'immagine di Gesù o della Madonna.
Nell'antichità circolavano diverse raffigurazioni di Dio. Il popolo d'Israele, invece, non osava farsi immagine di Dio. Ma con l'Incarnazione, Dio stesso ha voluto donarci un'immagine di sé. Un'immagine ufficiale, autentica. L'unica possibile: “chi vede me vede il Padre” dirà Gesù a Filippo (cfr. Gv 14,9). Ecco perché i cattolici pregano e venerano le sacre immagini: “Per il tramite di un volto visibile, il nostro spirito sarà trasportato per attrazione spirituale verso la Maestà Invisibile“,1 ebbe a dire Papa Adriano, in occasione di un Concilio (Nicea II – del 787) appositamente convocato per questo. San Paolo poi prosegue: “tutte le cose sono state create per mezzo di Lui è in vista di Lui… quelle nei cieli e quelle sulla terra” (1,16). Oggi si fa un gran parlare di ambiente. Talvolta lo si fa come se fosse un argomento inedito, avulso dalla fede. I cristiani han sempre saputo che “Dio ha creato il mondo non a caso, ma per il genere umano” (S. Giustino).2 O, più in dettaglio: Dio ha creato il mondo come un capolavoro di mari e fiumi, cieli e montagne, perché quel mondo avrebbe dovuto ospitare suo Figlio, nato a Betlemme, risorto a Gerusalemme, presente nel santo Tabernacolo in ogni parte della terra. Questo è il nostro concetto di ecologia: il creato va preservato e curato perché Dio lo ha voluto in vista di suo Figlio! Chi ignora o ripudia il Figlio di Dio, si volgerà in modo ostile anche nei confronti del creato. Non è un caso che le nazioni che inquinano di più (Stati Uniti, Cina ed Unione Europea) sono anche quelle nelle quali Gesù o è avversato (Cina), o viene ripudiato in nome dell'ateismo e del relativismo (Stati Uniti ed Unione Europea). Operari sequitur esse (“l'agire segue l'essere“) direbbe il grande San Tommaso D'Aquino. In conclusione: questi primi cinque versetti della lettera ai Colossesi evidenziano tutto l'ardore e l'amore dell'Apostolo Paolo per Gesù: “piacque a Dio di far abitare in Gesù ogni pienezza” (1,19) afferma tra l'altro l'Apostolo. Cristo cioè è la pienezza della divinità e la quinta essenza dell'umanità. Lui è il nostro tesoro. Lui è ciò che di più caro abbiamo, come ricorda lo Staretz Giovanni nel “Breve racconto dell'Anticristo” di Soloviev. O per dirla con sant'Ambrogio di Milano “Omnia Christus est nobis: Cristo per noi è tutto”.3 A lui sia lode e gloria, oggi e nei secoli dei secoli. Amen
1 J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, XII, 1061 C–D
2 Giustino, II Apologia in difesa dei Cristiani, IV, 2
3 Ambrogio, La verginità 16, 99