Il profeta Isaia descrive una figura misteriosa, un personaggio che viene definito “il Servo”, la cui missione è offrire la propria vita in sacrificio per riparare i peccati commessi dal popolo di Israele. La tradizione cristiana ha identificato in Gesù, il Messia che salva attraverso la passione sofferta sulla croce, il Servo decritto nella profezia di Isaia. Il linguaggio del testo del Primo Testamento sembra essere influenzato da una mentalità giudiziaria che vede il peccato come una trasgressione della legge Divina, cui segue un castigo per il trasgressore.
Il testo di Isaia presenta il Servo del Signore come colui che si fa carico di tutto il castigo destinato al popolo: la sua sofferenza è l’offerta sacrificale che ‘’ripara i peccati’’, ristabilendo un equilibrio nel rapporto tra Dio e il suo popolo. Ma Dio ha bisogno di sacrifici espiatori? È forse Dio un sadico che brama la sofferenza dell’uomo (‘’Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori’’) per soddisfare la sua sete di giustizia? Decisamente no. La Passione di Gesù è un sacrificio (una libera offerta della vita, cfr. Gv 10, 17-18) che, con le sue dinamiche, manifesta le conseguenze negative prodotte dal peccato: l’uomo è incapace di riconoscere Dio come Signore, Creatore e partner dell’unica alleanza che può dare senso profondo e consistenza alla sua esistenza. L’uccisione di Gesù è il segno estremo di questo rifiuto da parte dell’uomo.
Tuttavia, con la resurrezione, la morte di Gesù diventa strumento di redenzione, in quanto permette all’uomo di prendere coscienza della sua miseria e, pentendosi, di riconciliarsi con Dio, ristabilendo quella amicizia perduta a causa del peccato. In questo senso Gesù si è posto al nostro servizio e ha creato la via d’uscita dalla nostra condizione di miseria. Più che sofferenza ‘’vicaria’’, sarebbe bene di parlare di sofferenza condivisa (cfr. la seconda lettura, dalla lettera agli Ebrei). Gesù ha condiviso in tutto e per tutto la nostra condizione umana per permettere alla nostra umanità di accedere alla pienezza della Vita. Questa è la salvezza, il riscatto da Lui realizzato. Il nostro compito è ormai di accogliere questa offerta e sforzarci di vivere una vita conforme allo stile di Gesù, per gustare e apprezzare questa pienezza. Il segreto di una vita realizzata e felice non sta nel dominio, nell’accaparrarsi posizioni di prestigio, nella carriera, ma nella capacità di ripetere nella nostra storia le dinamiche della vita di Gesù, ovvero l’abbassarsi per porsi al servizio degli altri. Questa è la legge dell’amore su cui dobbiamo fissare lo sguardo e che dobbiamo praticare per trovare in essa la felicità (cfr. Gc 1,25).