Non è la prima volta che un Presidente del consiglio dei ministri viene pubblicamente interrogato da un magistrato che indaga su fatti specifici che riguarderebbero presunti reati come è accaduto in questi giorni con il vice procuratore di Bergamo, la Dottoressa Rota, recatasi a Palazzo Chigi per interrogare su presunti reati penali Giuseppe Conte.
Ad esempio, Silvio Berlusconi ne sa qualcosa nella sua lunga storia di protagonista politico, e più volte capo d’Esecutivo. Gli capito tra l’altro, di ricevere da un generale dei Carabinieri, una missiva della Procura della Repubblica, in piena stagione di ‘manipulite’, con un ‘giornalone’ che con un tempismo straordinario, annunciava a lettere cubitali il reato in concorso in corruzione. Ma la vicenda non fu clamorosa solo per una iniziativa che comunque, per platealità poteva senz’altro inscriversi tra i casi più clamorosi della Repubblica. La straordinarietà dell’evento riguardò anche la circostanza che il ‘messaggero’ consegno la missiva a Berlusconi, all’epoca Presidente del Consiglio, nel pieno di una conferenza internazionale che vedeva presenti tra i capi di Stato più importanti del mondo.
C’è da chiedersi ancora oggi cosa avranno pensato gli italiani del capo della istituzione governativa; e cosa avranno pensato gli altri capi di Stato di Berlusconi e dell’Italia. Sono convinto, a distanza di tanto tempo, che quella circostanza non fece bene alla necessaria stabilità e prestigio delle istituzioni italiche ed immagino che le cancellerie di altri paesi, di fronte a quella espressione di mancanza di sensibilità istituzionali ( a voler essere blandi ), o si sono sbellicati di risate o si sono preoccupati della condizione particolare d’Italia.
Ora certamente, non sto qui a sostenere che i politici potenti non debbano rispondere dei reati. Vorrei solo sottolineare che anche i bambini sanno le conseguenze di ‘questa sensibilità istituzionale’, che dovrebbe portare la delicata funzione giudiziaria svolgere il proprio lavoro al riparo delle plateità, che se debbono valere nel salvaguardare la dignità di un semplice cittadino, ancor di più vale per il rappresentante di una importante istituzione.
Si sa, sul piano mediatico, le conseguenze possono essere pesanti, ancor più se nessuno è rimandato a giudizio o condannato. Ora se dobbiamo avere rispetto per la istituzione giudiziaria, lo dovremmo avere a maggior ragione per le principali istituzioni. La dottoressa Rota poteva benissimo interrogare il Presidente Conte, il ministro degli interni è quello della sanità nell’assoluto silenzio e riservatezza. Le procedure necessarie per le indagini, al contrario di come è andata, mentre si iniziava la importante consultazione prevista dai cosiddetti Stati Generali, sarebbe andata mille volte meglio, per un paese che pretende di essere normale. Naturalmente, il tutto nel rispetto dell’azione giudiziaria, ma anche della verità e del buon nome non dei singoli che passano, ma delle istituzioni, che occorre sempre preservare, giacché anche dal loro prestigio, trae alimento la coesione del paese. Insomma ognuno al suo posto è l’Italia ne gioverà.