Ci sono voluti giorni e giorni perché il polverone della radicale contrarietà al Mes cominciasse a posarsi sul pavimento per poter meglio vedere le nostre prospettive di rilancio dell’economia del dopo coronavirus. Qualcosa di importante si era già capito dalla presa di posizione del Presidente del Consiglio che evidentemente si è affrancato dalle pressioni interne del M5S, nel suo intervento al Senato dell’altro ieri; poi ieri, dalle interviste del ministro Luigi Di Maio che, fresco come una rosa, ha affermato calcisticamente che, nei momenti difficili, bisogna sostenere il capitano impegnato a tirare il calcio di rigore.
Dunque, in due giorni, sembra stia finendo il tormentone che se non finisce rapidamente ci può davvero danneggiare irreversibilmente.
Giuseppe Conte infatti, ai Senatori, ha comunicato senza giri di parole che bisogna esaminare bene la linea di credito proposta a Bruxelles, e che già grande parte degli alleati con l’Italia, hanno fatto sapere di condividerla sostanzialmente. La presa di posizione inaspettata di Di Maio che con una perfetta piroetta degna del suo omologo ministro degli esteri francese di due secoli fa, Maurice De Talleyrand, avrebbe rimosso il veto che ha preoccupato gli italiani responsabili e consapevoli, oltre che il Presidente del Consiglio, il quale ha avvertito nell’aria quella leggera brezza che precede la tempesta per disarcionarlo. Ora staremo a vedere cosa succede nelle prossime ore.
Da ora sappiamo che: i firmatari con l’Italia del documento di pressione sui paesi del nord Europa, hanno sostanzialmente detto e fatto capire che, Mes o non Mes, a loro interessa avere risorse immediate per far fronte ai bisogni dei loro paesi; che l’isolamento dell’Italia in Europa ci esporrebbe irresponsabilmente ad una crescita abnorme dello spread e dunque alla feroce speculazione del mercato finanziario; spingerebbe il Paese nella condizione drammatica di non poter programmare né la spesa per la sicurezza della salute degli italiani, né la spesa per sostenere lavoratori e aziende inattive, né programmi in contrasto con la inevitabile violenta caduta del PIL. E poi, diciamoci come stanno le cose: la posizione avventurista che taluni prospettavano, avrebbe portato ad una crisi politica nel buio più pesto, in uno dei momenti più gravi della storia d’Italia.
Per queste ragioni, molto probabilmente, nelle prossime ore, ci sarà un accordo tra i 27 capi di governo della Ue. Per quanto riguarda alcune opposizioni, vediamo cosa avranno da dire con questa situazione nuova. Da loro non ci si può che aspettare segni di concretezza. Peraltro, molti movimenti in Europa a loro legati, su questa storia del Mes fanno pressioni sui loro governi con argomenti esattamente opposti a quelli che propongono loro in Italia. Dunque non c’è da sperare che anche loro contribuiscano a sostenere una soluzione spogliata da ideologia o da furbizie, quanto non da forti contraddizioni.