Ora che si hanno segnali sufficientemente stabili che ci dicono che i sacrifici sinora fatti non sono stati vani nell’affrontare con decisione la pandemia, dovremmo cominciare a tracciare in modo semplice e chiaro come riusciremo a gestire la parte finale della infezione, come faremo fronte alle necessità delle persone che hanno bisogno, come sosterremo lavoratori ed imprese, infine su come investiremo per rilanciare la economia. Sostenere immediatamente coloro che non hanno nulla: né lavoro e né conseguentemente un reddito, occorre continuare a farlo; si spera con sistemi trasparenti.
Ma la esigenza di non far licenziare nessun lavoratore attraverso cassa integrazione per loro e sostegni alle aziende, dovranno essere al primo punto delle nostre preoccupazioni. Lo si è fatto quando le nostre aziende sono state indebolite da crisi di domanda di mercato, a maggior ragione occorre farlo nella inedita situazione di crisi da offerta, a causa della interruzione subita per il Coronavirus. Va ricordato che già nella crisi finanziaria del 2008, a tutti i lavoratori fu estesa la cassa integrazione con la conservazione del posto di lavoro, proprio per evitare che le aziende (soprattutto le piccole e medie) disperdessero il loro punto di forza maggiore: maestranze professionalmente in grado far fronte alle produzioni.
A maggior ragione questa soluzione dovrà essere utilizzata ora. Lo stesso vale per le aziende che si stanno indebolendo: non vendono prodotti, eppure devono assolvere agli obblighi dei costi di funzionamento. Insomma gli americani sembrano volersi muovere in questo modo, ed anche le riflessioni europee stanno andando in questa direzione, con la disponibilità UE a disporre aiuti finanziari per sostenere il mantenimento al lavoro delle persone per essere in grado, appena finisce la pandemia, ricominciare a produrre, limitando il più possibile il costi negativi del fermo produttivo. Il proposito è quello di non sommare il danno grave alla salute ed alla vita stessa delle persone, a quella di ammalare altrettanto gravemente la economia. Dunque la salute ed il lavoro innanzitutto.