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La confusione del dibattito italiano

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Mi hanno impressionato le dichiarazioni in un importante giornale del Sindaco di Firenze Dario Nardella. Il primo cittadino fiorentino nell’intervista, denuncia un ammanco di bilancio disastroso che dipenderebbe dal lockdown provocato dalla pandemia. Fa degli esempi concreti che lo dimostrerebbe: circa 50 Milioni di euro in meno non incassati dalla imposta di soggiorno per mancanza di turisti, 18 milioni dai ticket dei bus turistici, quattro milioni dai ristoratori costretti alla chiusura a stare fermi, e da tanti altri mancati introiti, oltre naturalmente alle grandi spese sostenute per l’emergenza.

Poi con grande dispiacere, Nardella dichiara che le casse del comune sono disastrate come mai, e arriva a dire che se continua così non potrà più pagare i dipendenti comunali, dovrà addirittura, cessare i servizi sociali, staccare la erogazione della energia elettrica, chiudere i musei della città, e chiudere anche il Palazzo Vecchio il simbolo della Città. Pensate, secondo il Sindaco, il Palazzo Vecchio che fu ricostruito nel 1299 sulle rovine delle torri della potente famiglia dei ghibellini andata in disgrazia, dopo oltre 700 anni di splendori e di onorato e apprezzato servizio, pensate, verrebbe chiuso nuovamente.

Mentre leggevo turbato da queste brutte notizie, un presentimento mi ha stretto la gola. Ho pensato fra me e me: se Firenze, la perla della cultura mondiale si sarebbe ridotta in queste condizioni, chissà in quale stato dovrebbe essere il mio paesello di montagna dove sono nato; quale guaio sta passando. Non ci sono alberghi e dunque niente tasse di soggiorno su cui lucrare, di bus c’è ne solo uno e costa molto al Comune tenerlo in efficienza (altro che guadagni dai ticket turistici), diversamente i bambini a scuola non possono andarci, seconde case di lusso e monumentali per l’ici non se ne vedono, quindi niente introiti speciali. Si certo, anche lì il Sindaco è preoccupato per il bilancio. Ma pur povero, ci hanno pensato già prima della pandemia a tenerlo con grandissimi sacrifici in sostanziale pareggio.

Ora la superlativa Firenze chiede soldi al Governo nazionale che a sua volta li dovrebbe chiedere in prestito alle banche per quella città e per altre Città? Non sarebbe meglio, ad esempio, che le città stesse, soprattutto quelle ricche, attivino un prestito. Penso che le città ricche, senz’altro alla ripresa potranno ripagarselo facilmente. Ma quello che è più importante, secondo me, che sicuramente saranno spinte a stare più attenti nella ordinarietà nel gestire il loro bilancio, sapendo di doverlo rimborsare. Anzi, non si sa mai cosa potrà ancora succedere in futuro, magari metteranno anche qualche soldo da parte, come fanno i bravi padri di famiglia. Ma devo ammettere che a seguire il dibattito italiano, la confusione spesso mi assale. Spesso mi chiedo se sono proprio io a non capire il senso di quello che ci accade.

Raffaele Bonanni: