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Il nostro rapporto con la scienza

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Immersi nella esperienza pandemica, ognuno di noi ha potuto fare esperienze nuove che nei tempi ordinari neanche potevamo immaginare. Eravamo già abituati che nell’ambito politico la oggettività non è di casa. Ciascuno ha il proprio modo di vedere con le sue lenti ideologiche, e in quell’ambiente solo in casi rarissimi si è disposti a riconoscere i propri errori o la veridicità delle teorie del proprio avversario. Dunque nulla di nuovo!

Ma qualcosa di nuovo invece è accaduto in ambito scientifico, che talvolta ha assunto anche i contorni del grottesco. Non eravamo abituati in nessun modo che nella scienza ci potesse essere un infinito modo di interpretarla. Abbiamo sempre pensato al sapere scientifico, come a un qualcosa di analogo alla matematica: 2 + 2 equivale a 4, e non può fare 5 o un’altra cifra. Eppure in questi tre mesi straordinari è avvenuto di tutto; anche negli ambienti scientifici, ne più e ne meno di quello che succede in politica. Siamo stati inondati attraverso i social, da clip o post che hanno affrontato i drammatici temi della pandemia in un festival caleidoscopico di posizioni distantissime tra loro; anzi spesso in una contrapposizione disarmante.

Ci eravamo accorti già che qualcosa non andasse, dalle filosofie di fondo troppo diverse del modo di contenere il coronavirus nei vari Stati, voluta certamente dai rispettivi leaders politici, ma che sempre ognuno di loro ha avuto nuclei di scienziati a disposizione per le decisioni da prendere. Infatti alcuni paesi o addirittura, alcuni territori di queste nazioni, stanno subendo situazioni più pesanti o meno pesanti a secondo della filosofia sanitaria adottata. Ed allora non ci potremo neanche nell’ambito della scienza della salute affidare le nostre sorti a chiunque, o fidarci ciecamente come ci hanno insegnato i nostri genitori e nonni, che di fronte alla medicina di affidavano con fiducia incondizionata, come fosse una disciplina infallibile senza sfumature e toni diversi. Secondo me allora saremo costretti a cambiare nel modo di avere a che fare con la scienza della salute e soprattutto a favorire più confronto e trasparenza per intraprendere ogni volta le scelte più giuste e sensate.

Raffaele Bonanni: