Sono anni che gira un virus, anche più potente del coronavirus. Questo virus attacca prima le persone che rendono malato il corpo della Democrazia, piegandola al cattivo funzionamento. Naturalmente impazza in una grandissima parte del pianeta, che ricordiamo è a regime dittatoriale: molti paesi arabi, molti paesi africani, diversi in Asia, compresa la Cina, e la euroasiatica Russia. Nei decenni passati, la distinzione tra i paesi democratici e quelli non democratici era molto profonda. Con il passare degli anni, in diversi paesi liberi, si avvertono dei cambiamenti preoccupanti. S’intende, restano nell’alveo storico tradizionale, e nessuno mette in discussione le regole della democrazia, ma la distorsione di esse sono all’ordine del giorno. È un fatto drammatico che nessuno si indigni, si oppone, lo denunci, si preoccupi.
Si sa, per una democrazia rispettare le regole che la fa vivere è vitale, ma il loro funzionamento dipende dalla partecipazione viva delle persone alla vita politica, e dalla natura veramente democratica dei soggetti associativi, i partiti, che ne sono il presupposto di base. Facciamo un esempio: se il tronco di un albero può rappresentare lo Stato democratico, la linfa può identificarsi nel regolare scorrere della sua efficienza, costituita dalla partecipazione responsabile dei cittadini nei partiti, che se vive, produce foglie e frutti che possiamo rappresentare come il benessere prodotto da questa efficace interazione. Nel nostro paese, ad esempio, è noto a noi ed al mondo che qualcosa non va da almeno un ventennio. L’economia regredisce senza sosta da molti anni, e lo Stato inteso come insieme di centri di poteri centrali e locali, indebolito.
Altri paesi europei di importanza economica come il nostro, non mostrano affatto gli stessi sintomi. Secondo me i nostri guai nascono da quando il sistema dei partiti della prima repubblica fu divelto dalla cosiddetta ‘tangentopoli’ che getto’ l’acqua sporca insieme al bambino, facendo terra bruciata del tessuto politico esistente, isterilendo persino la possibilità della loro riproduttività associativa. Solo la storia si incaricherà di rivelare se avvenne per puro caso. Ma da allora, e proprio questo il dato da approfondire, molti dei partiti nuovi sono nati con regole di funzionamento non proprio consoni ai dettati costituzionali: in più di un caso sono partiti sostanzialmente personali o non scalabili. Ma la costituzione prescrive che le associazioni politiche che nascono, dovranno rigorosamente essere regolate da norme democratiche: significa che i partiti devono essere aperti a coloro che vogliono aderirvi, che costoro hanno il diritto essere elettori ed eletti, dunque associazioni scalabili. Si può dire che il vuoto politico esistente ormai da tanti anni, dipende proprio dalla natura delle formazioni politiche odierne, mentre il degrado economico conseguenza del malfunzionamento della Democrazia.