In questi giorni, nelle aziende private e negli uffici pubblici si sono ricongiunti nel lavoro milioni di lavoratori. Due mesi di lockdown sono stati lunghi, ed hanno cambiato irreversibilmente il modo di lavorare. Chi è rimasto nelle produzioni per assicurare ai cittadini rinchiusi nelle proprie case ogni necessità alimentare o di servizi in generale, ha dovuto lavorare rispettando le distanze riguardo ad ogni altro collega che ha dovuto operare nell’area della produzione, ed hanno imparato a rispettare ogni procedura che il protocollo di sicurezza ha dovuto prevedere.
Molti altri lavoratori, almeno quelli che che hanno avuto carichi lavorativi compatibili con il lavoro a distanza, lo hanno fatto in regime di smart working. Si può senz’altro dire che in questo lasso di tempo l’esperienza, al netto delle preoccupazioni per gli effetti della pandemia, ha dato frutti insperati. La produzione all’interno delle aziende si è svolta serenamente ed efficacemente, e nonostante qualche smarrimento iniziale, subito dopo la qualità e le quantità dei prodotti non hanno subito cambiamenti, e soprattutto tutto è avvenuto in un clima di serenità. Coloro che hanno lavorato on line, hanno potuto scoprire molti vantaggi inattesi dovuti al fatto che tempo e spazio sono stati rivoluzionati. Hanno guadagnato qualche ora in più per il tempo libero in famiglia, hanno prodotto di più ma senza assillo, e smaltito i carichi di lavoro nelle ore più impensabili.
Ora, andando sempre più verso la normalità (speriamo presto), certamente non potrà tornare tutto come prima: va intensificato e stabilizzato lo smart working, va consolidata l’organizzazione del lavoro orientata alla sicurezza della salute. Formazione ed approfondimento dei nuovi modi di produrre in sicurezza avvalendoci delle tecnologie digitali, dovrà essere l’imperativo categorico per imprenditori e lavoratori. Come abbiamo potuto imparare sul campo, avremmo potuto lavorare diversamente, in modo da premunirci dalle malattie, e di utilizzare tecnologie digitali, già da molti anni. Infatti gli scienziati ci avevano messo già in guardia dai possibili accadimenti pericolosi che potevano capitarci, e le tecnologie potevano essere già molto prima impiegate, ma non l’abbiamo fatto. Il cambiamento ci è stato imposto dalla emergenza.
Dunque ora, dipende da noi mettere a frutto quel buono che tutto sommato è venuto fuori da una tragedia che stiamo ancora vivendo. Per tale proposito, sono sicuro che un rinnovato modo di fare contrattazione tra imprese e lavoratori, può prendere proprio spunto da come ci si è adoperati così efficacemente. Rivedere l’organizzazione del lavoro sulle distanze tra lavoratori e nelle turnazioni necessari dovranno essere regolate da contratti, così lo smart working e i carichi di lavoro come i profili professionali da rivedere. Penso che se le parti decidono di farlo subito, danno un segno di speranza e risolvono problemi che solo loro possono fare per la necessaria armonia nel mondo del lavoro.