Il Testardo

Gli improbabili fustigatori d’insegnanti

La storia della insegnante di Prato che porta i suoi alunni all’aria aperta per qualche lezione, ha fatto clamore per il solo fatto che un suo collega sindacalista l’ha criticata in modo inopportuno. Sono infatti tantissimi gli insegnanti si sono arrangiati, che si sono dati da fare, che hanno sfoggiato tutta la loro inventiva per affrontare con intelligenza l’esperienza inedita del lockdown, che ha trovato impreparati ognuno di noi nelle attività lavorative, nella famiglia, nelle attività sociali e politiche.

Dunque ovviamente questo andamento è valso anche per gli insegnanti. Dunque la maestra di Prato ha agito come ogni persona normale che ha potuto decidere di portare nel prato i suoi allievi (sicuramente autorizzata dai suoi dirigenti scolastici), spinta da una sana voglia di stare all’aria aperta, per la gioia dei bambini, dopo tre mesi di privazioni e di clausura forzata nelle proprie case. Si è notato però che la cronaca della gratuita critica del sindacalista, comunque spiacevole, ha permesso ad alcuni di dare fiato alle trombe antisindacali, elencando tutte le inefficienze della scuola italiana (e sono davvero tante) ma caricandole tutte intere al Sindacato; come se decidesse ogni cosa, come se fosse Presidente del Consiglio, oppure ministro, oppure Parlamento.

Bisogna dire che oramai questa dinamica la vediamo in azione spesso da parte di commentatori politici di giornaloni e giornalini, e di conduttori di talk show. Uno di questi, abbastanza celebre, con un giro di parole scritte dalla sua penna da improbabile fustigatore, ha insistito, ad esempio, che sulle assunzioni che ciclicamente vengono attivate, il Sindacato – pensate un po’ – si permette di caldeggiarle affinché si assumano insegnanti precari della scuola, che in certi casi operano per lustri e lustri nei nostri licei, istituti tecnici, nella media inferiore, nelle elementari e fino agli asili d’infanzia. Persone comandate ad insegnare e sballottate qui e lì; tappabuchi per ogni evenienza e peraltro pagati malissimo, al confronto con qualsiasi altro insegnante d’Europa.

Ma di grazia, perché la inefficienza della politica dovrebbe essere addossata al Sindacato? Lo si accusa che pensa ai propri iscritti. Ma che razza di accusa sarebbe questa? E come dire che il Sindaco pensa ai suoi cittadini, che un partito politico o un ministro pensa agli elettori. La verità di questo modo di ragionare, è uno solo: alcuni amano fare clamore senza pagare il dazio della reazione dei potenti, così se la prendono con altri.

Raffaele Bonanni

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