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Difficoltà ed opportunità

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Scambiando opinioni con un grande virologo, mi ha confermato che l’uscita dalla messa in sicurezza delle persone dal virus non sarà breve e che comunque, quando tutto sarà finito, avremo per più ragioni bisogno di mantenere in vita soluzioni basiche di sicurezza. Noi stessi acquisiremo una mentalità che ci porterà a chiedere o assecondare modelli comportamentali, fino a qualche mese fa impensabili. Dunque, bisognerà adattarsi, anzi imparare a svolgere le attività lavorative, usare il nostro tempo libero, dedicarci ai nostri hobby in modo diverso.

Se ci pensiamo bene, in questi 30 giorni di quarantena, abbiamo già avuto un saggio di come grossomodo dovremo comportarci, è tutto sommato ce la siamo cavava abbastanza bene. Per quel circa 30% di persone che lavorano in smart working è andata alla grande: si è guadagnato qualche ora in riposo, il cibo è stato più salutare, con la famiglia le cose vanno meglio, il tutto spendendo meno in trasporto ed energie fisiche, con una produttività superiore nel lavoro. Poi a parte tutte le altre attività lavorative fermate, quelle invece in funzione per i rifornimenti alimentari e servizi indispensabili, si è notato un buon funzionamento delle attività accompagnate da scrupolosa protezione dal pericolo. Ora, sperando di dirigerci verso il superamento della pandemia, sul lavoro dovremo predisporci, secondo me, nel seguente modo: sdoganare completamente lo smart working nelle attività possibili con relativa regolamentazione contrattuale per precisare diritti e doveri che, al momento, è molto insufficiente; studiare una diversa organizzazione del lavoro sul posto della produzione, che permetta nella attività, di avere disposizioni precise sui termini di sicurezza a cui sottostare, imprese e lavoratori.

Nel lasso di tempo, che ancora abbiamo, credo che il Ministero della sanità e le parti sociali debbano colmare i vuoti che abbiamo, con prescrizioni ed accordi contrattuali. Insomma, perdere tempo non è il caso: già da ora sappiamo che occorrerà cambiare. Le autorità scolastiche, penso, abbiano imparato la lezione, impreparati come si sono trovati, a svolgere il loro compito: assicurare in ogni condizione di emergenza la istruzione. Così vale per l’Università e per la formazione in generale. Quanto alle attività burocratiche dello Stato, tutto dovrà essere on line, e non bisogna spiegare il perché. Naturalmente dovrà anche colmarsi il deficit inspiegabile per una delle più importanti potenze industriali, la penosa copertura nazionale di un wi-fi all’altezza di attività così largamente digitali.

Anche i divertimenti, gli hobby, il tempo libero, saranno piegati alle precauzioni di sicurezza e comunque al nostro spontaneo darci da fare per evitare rischi. Sono convinto che anche in questi casi i rimedi sono tanti. Prendiamo il Cinema! Ormai film appena prodotti possono essere acquistati on line ed essere visti a casa. Certamente siamo stati cresciuti dalla cultura di grandi sale di proiezione con schermi grandi, ma credo che le attrezzature odierne di home theatre e le tv smart efficienti, rispetto ad anni fa costano molto meno con una resa sorprendente. Se non si potrà andare in palestra si potranno acquisire o comprare dei pacchetti video che ci aiutano a fare attività a casa, o in giardino. È così, si potranno ovviare molti altri ostacoli per altre attività. Come si vede, si potrebbe continuare all’infinito per trovare rimedi efficaci per superare le difficoltà sia reali che culturali: basta volerlo.

Raffaele Bonanni: