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Il governo ecuadoriano ha imposto lo stato d’emergenza per 60 giorni nelle province di Guayas, Los Rios, Manabi, Santa Elena, El Oro e nella città di Camilo Ponce Enriquez, a causa di un allarmante aumento della criminalità legata al traffico di droga. L’instabilità è aumentata dopo la fuga di un capo-gang a gennaio, che ha scatenato rivolte violente, attacchi alla stampa e altre azioni criminali, causando una ventina di morti.
L’Ecuador ha dichiarato lo stato d’emergenza in sei delle 24 province del Paese sudamericano e in una città mineraria colpite dalla violenza legata al traffico di droga, dopo che la Corte costituzionale ha revocato due precedenti provvedimenti analoghi. Il governo di Quito giustifica questa decisione nel suo decreto con il fatto che “la criminalità è aumentata fino a raggiungere un livello di intensità allarmante e insolito. Le forze armate e la polizia nazionale hanno il potere di prevenire e smantellare riunioni negli spazi pubblici quando vengono identificate possibili minacce alla sicurezza”, si legge nel provvedimento.
Lo stato di emergenza si applicherà per 60 giorni nelle province costiere di Guayas, Los Rios, Manabi, Santa Elena ed El Oro e nella giurisdizione di Camilo Ponce Enriquez. La Corte costituzionale ecuadoriana ha convalidato il primo stato d’emergenza decretato dal presidente Rafael Noboa all’inizio dell’anno e in vigore per 90 giorni in tutto il Paese, ma ha poi giudicato incostituzionali due provvedimenti successivi che interessavano diverse province. A gennaio la fuga di un capo-gang da una prigione di massima sicurezza ha scatenato violente rivolte da parte di gruppi di trafficanti di droga che hanno portato a rivolte carcerarie, attacchi alla stampa, autobombe, presa temporanea di ostaggi e una ventina di morti.
Fonte: Ansa
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