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Usa, tre ergastoli per l’omicidio di un giovane afroamericano

Dopo il verdetto della giuria popolare, che li aveva ritenuti colpevoli di omicidio volontario, è arrivata la condanna all’ergastolo per i tre uomini che il 23 febbraio del 2020 hanno ucciso a Brunswick, in Georgia, Ahmaud Arbery, ventincinquenne runner afroamericano. Solo uno dei tre condannati potrà chiedere la libertà condizionale, dopo 30 anni di detenzione. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva parlato di omicidio a sangue freddo, mentre la vicepresidente Kamala Harris aveva sottolineato come “per nessuno in America, se si è afroamericani, fare allenamento dovrebbe diventare una sentenza di morte”.

Cos’è successo

Il giovane, uno studente, è stato ucciso dopo essere stato inseguito mentre si allenava per le strade del suo quartiere. Quando lo hanno visto passare davanti casa, Gregory McMichael, ex poliziotto di 65 anni, e suo figlio Travis, 35, hanno preso le loro armi, un revolver Magnum 357 e un fucile, sono saliti sul loro pickup e lo hanno inseguito. Nel frattempo un vicino, William Bryan, 51 anni, si univa a loro filmando la scena, compresi i colpi sparati da Travis quando Arbery, ormai bloccato, tentò di afferrare l’arma.

I condannati

Padre e figlio sono stati condannati al carcere a vita senza avere nemmeno la possibilità di richiedere in futuro la libertà condizionale, mentre il terzo imputato, potrà invece farlo solo dopo 30 anni di cella. Durante il processo gli imputati, autodefinendosi vigilantes, hanno raccontato di sospettare che il giovane avesse rubato in una casa in costruzione in cui si era fermato poco prima e di volerlo trattenere sino all’arrivo della polizia. Per motivare gli spari che hanno ucciso il giovane, poi, gli imputati hanno tentato di imporre la linea della legittima difesa. Ma la loro tesi è stata drasticamente respinta dalla giuria.

Lorenzo Cipolla: