L’Ue lancia l’allarme sul bisfenolo A, sostanza chimica utilizzata in contenitori alimentari in plastica e metallo, bottiglie riutilizzabili e anche nei tubi dell’acqua potabile. L’Echa ha classificato il bisfenolo A come tossico per la riproduzione.
Ue: “Il bisfenolo A è un rischio alla salute per milioni di persone”
L’Agenzia Ue per l’ambiente lancia l’allarme sul bisfenolo A. Secondo l’Aea l’esposizione della popolazione europea alla sostanza chimica, che viene utilizzata in contenitori alimentari in plastica e metallo, bottiglie riutilizzabili e anche nei tubi dell’acqua potabile, “è ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria” e “rappresenta un potenziale rischio per la salute di milioni di persone”.
L’allarme di Aea si aggiunge al parere dell’Agenzia Ue per le sostanze chimiche, l’Echa, che ha classificato il bisfenolo A come tossico per la riproduzione, e alla decisione dell’Efsa di ridurre di oltre 20mila volte la dose quotidiana tollerabile per la sostanza. Aea ha incrociato il limite aggiornato da Efsa con i risultati di uno studio di biomonitoraggio condotto in 11 Paesi europei mettendo in evidenza come fino al 100% del campione era esposto al bisfenolo “al di sopra delle soglie di sicurezza per la salute”.
Sono decenni che il bisfenolo A divide scienziati e enti di regolamentazione. L’Agenzia Ue per i medicinali, ad esempio, ha esplicitamente criticato il parere di Efsa. “Ma stiamo assistendo a un cambio di paradigma, grazie a nuovi approcci metodologici che stanno avvicinando le posizioni”, spiega uno dei responsabili dello studio Aea, Magnus Lofstedt. I sostituti del bisfenolo A in alcuni prodotti si sono rivelati anch’essi nocivi e Aea raccomanda di esaminare la sicurezza delle diverse sostanze per gruppi, un’impostazione che la Commissione dovrebbe portare avanti in un nuovo regolamento ma che è avversata dall’industria. “Molto ci dirà il caso degli Pfas”, spiega Lofstedt. I Pfas sono i composti perfluoroalchilici ampiamente utilizzati e noti come “forever chemicals” perché non degradano, anzi, si accumulano nell’ambiente. Sui Pfas, ricorda Lofstedst, “Echa sta esaminando proprio una proposta di restrizione per gruppo”. Un caso che potrebbe finire alla Corte Ue di giustizia e attraverso il quale “capiremo se l’attuale legislazione consente di agire sul gruppo di sostanze” o serve un nuovo regolamento.
Fonte: Ansa