Tratta di neonati scoperta in Kenya: venduti in ospedale per 8 mila euro

Mano di un bimbo (immagine di repertorio)

Neonati venduti per 8 mila euro se maschi o per 6.550 euro se femminucce. Sembra una storia dell’orrore, ma è quanto realmente accaduto in un ospedale del Kenya dove erano gli stessi medici a vendere i piccoli a coppie compiacenti.

Il reato è stato svelato grazie ad un’inchiesta sotto copertura della televisione kenyota Ntv che ha così portato alla luce la tratta di neonati in un ospedale della contea nord occidentale di Kisumu.

Tratta di neonati dal Kenya

Ntv ha teso una trappola ai due dopo aver ricevuto una soffiata. Per tale motivo, il conduttore – svela Ansa – si è spacciato per un finto acquirente facendosi consegnare un bambino appena nato dai due medici dell’ospedale. I due poi davano alle madri mille euro come compenso, trattenendo tutto il resto.

Uno dei due sanitari coinvolti ha candidamente confessato al cronista sotto copertura di avere già venduto quattro bambini prima di essere arrestato, sostenendo però di non avere guadagnato nulla: tutti i soldati sarebbero stati dati alle madri.

I medici sono stati anche filmati mentre negoziavano con i potenziali acquirenti. Prima della nascita del bambino, invitavano le future mamme a vedere i compratori per convincerle che l’affare era legittimo.  Infine, dopo il parto, i medici provvedevano a dimettere madre e figlio prima di consegnare il neonato ai nuovi genitori. Ovviamente, a pagamento avvenuto.

La tratta e la vendita di bambini: quali differenze

Gli Stati tendono ad identificare la vendita di bambini con la tratta dei bambini. Un problema evidenziato dall’art. 2 del Protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dell’infanzia sulla vendita di bambini, la prostituzione dei bambini e la pornografia.

In effetti, prosegue i Protocollo, molti Stati hanno leggi che proibiscono la tratta di esseri umani, ma mancano di leggi che proibiscano esplicitamente la vendita di bambini.

Il Protocollo opzionale definisce la vendita di bambini come “qualsiasi atto o transazione che comporta il trasferimento di un bambino da una persona ad un’altra, o da un gruppo di persone ad un altro, dietro compenso o qualsiasi altro vantaggio”.

Questa ampia definizione è il risultato di un lungo dibattito sulla questione se il Protocollo opzionale debba coprire solamente la vendita di bambini ai fini di uno sfruttamento sessuale oppure la vendita per qualunque scopo, compreso quello adottivo.

Anche se la tratta e la vendita di bambini sono concetti simili, essi non sono la stessa cosa, e l’articolo 35 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia obbliga gli Stati parte ad adottare misure per prevenire entrambe i fenomeni.

Milena Castigli: