La Corte costituzionale thailandese ha sospeso Pita Limjaroenrat, il candidato riformista a primo ministro, dal suo mandato di deputato mentre indaga su un caso che è stato sottoposto ai giudici. “E’ ovvio che nel sistema attuale, conquistare la fiducia del popolo è insufficiente”, ha commentato Pita, il leader del partito thailandese vincitore delle elezioni del 14 maggio scorso.
Thailandia, Corte sospende candidato riformista a premier
La Corte costituzionale thailandese ha sospeso oggi Pita Limjaroenrat, il candidato riformista a primo ministro, dal suo mandato di deputato mentre indaga su un caso che è stato sottoposto ai giudici. L’inchiesta riguarda le quote che Pita possedeva in un canale televisivo all’epoca della campagna elettorale, che sono vietate dalla legge e potrebbero bandirlo dalla vita politica per 20 anni. Tuttavia, può ancora candidarsi alla carica di Primo Ministro.
La decisione è una conseguenza del fatto che la Corte ha accettato di pronunciarsi sull’accusa a Pita Limjaroenrat di aver violato la legge elettorale, che proibisce il controllo di azioni di media. Prima del voto, nell’eredità ricevuta dal padre, Pita era ancora in possesso di una quota infinitesimale di azioni di un’emittente televisiva fuori onda dal 2007. La sospensione di Pita arriva proprio nel giorno in cui il nuovo Parlamento si riunisce per la seconda volta a camere riunite per eleggere il premier. La settimana scorsa, la candidatura di Pita – il cui partito Move Forward occupa il 30 percento dei seggi alla Camera – è stata bocciata per la compatta opposizione del Senato, i cui 250 membri sono stati nominati dalla precedente giunta militare. Tecnicamente, pur sospeso dalla carica di deputato, Pita potrebbe ancora essere candidato a primo ministro. Tuttavia, unito al veto del Senato alle radicali proposte di riforme del Move Forward, la decisione della Corte darà probabilmente all’establishment una nuova opportunità di ribadire la sua opposizione a un governo guidato da Pita. A questo punto, il favorito alla carica di primo ministro diventerebbe con ogni probabilità Srettha Thavisin, uno dei leader del partito Puea Thai, arrivato secondo alle elezioni.
Parlamento blocca candidatura di Pita a premier
Il Parlamento thailandese, con entrambe le Camere riunite, ha bloccato una seconda candidatura di Pita Limjaroenrat a leader del governo. La decisione è avvenuta con 394 voti a favore della mozione – tra cui i 250 Senatori nominati dalla precedente giunta militare – e 312 contrari. La mozione approvata dalle Camere chiedeva di bloccare la candidatura di Pita perché il giovane leader del partito Move Forward era già stato bocciato nel suo primo tentativo giovedì scorso, e una seconda votazione avrebbe violato le regole parlamentari. La sospensione della carica di parlamentare di Pita da parte dalla Corte costituzionale, decisa questa mattina, non avrebbe tecnicamente impedito una candidatura del giovane leader a premier, dato che la legge prevede la possibilità di un primo ministro non eletto in Parlamento. Con ogni probabilità, il prossimo candidato alla guida del governo sarà il magnate immobiliare Srettha Thavisin del partito Puea Thai, che dopo il Move Forward controlla il maggior numero di seggi alla Camera, e che finora aveva sempre sostenuto la candidatura di Pita. Visto l’apparente veto del Senato alle proposte riformiste del Move Forward, rimane da vedere quale coalizione sosterrebbe un eventuale governo Srettha.
Pita: “La fiducia del popolo non è sufficiente”
“E’ ovvio che nel sistema attuale, conquistare la fiducia del popolo è insufficiente”. Lo ha detto il leader del partito thailandese vincitore delle elezioni del 14 maggio, Pita Limjaroenrat, lasciando di sua volontà il Parlamento dopo aver ricevuto la notifica ufficiale della sospensione della sua carica di deputato da parte della Corte costituzionale. Prima di abbandonare l’aula, Pita – il cui partito riformista ha ottenuto il 38 per cento dei voti – ha aggiunto che “la Thailandia non è più la stessa dal 14 maggio”, con un chiaro riferimento alla voglia di cambiamento espressa dalle urne, e che è stata soppressa da un assetto istituzionale a favore dell’establishment imposto dalla precedente giunta militare.
Fonte: Ansa