Ennesima tragedia sulle strade di Roma dove un giovane di appena 24 anni – ne avrebbe compiuti 25 nei prossimi giorni – è stato travolto e ucciso mentre tornava a casa con il suo monopattino.
L’autore dell’incidente, avvenuto in via Casal del Marmo, è fuggito, come riportano le pagine locali di diversi quotidiani. Sull’incidente indagano gli agenti della polizia locale del Gruppo Cassia che stanno ricostruendo la dinamica attraverso i filmati delle telecamere della zona per arrivare al responsabile dell’incidente.
Vittime della strada: i numeri
Nel corso della XVII legislatura, il Parlamento abbia approvato la legge 23 marzo 2016, n. 41, volta a introdurre nel codice penale i delitti di omicidio stradale e di lesioni personali stradali, puniti entrambi a titolo di colpa.
Ciò nonostante, è ancora lungo l’elenco delle vittime sulle strade: il 24enne è il 58esima decesso dall’inizio dell’anno solo a Roma e provincia. L’Asaps (l’associazione amici e sostenitori della Polizia stradale) ha contato 195 vittime in Italia solo nel primo trimestre dell’anno. Una scia di sangue che non accenna a diminuire nonostante le tante campagne di sensibilizzazione fatte nel corso degli anni.
Interris.it ha intervistato, per un commento sulla recente tragedia, la dott.ssa Silvia Frisina, Delegato di Presidenza dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada (AFVS).
L’intervista a Silvia Frisina di AFVS
Un giovane 24enne è stato travolto e ucciso a Roma mentre tornava a casa con il suo monopattino. Qual è il commento di AFVS?
“Il giovane è stato la 58esima vittima della strada dall’inizio dell’anno nella provincia di Roma, investito brutalmente da un pirata della strada che lo ha lasciato esanime sull’asfalto. Ci auguriamo che le forze dell’ordine, visionando i filmati delle telecamere di video-sorveglianza di via di Casal del Marmo, possano individuare in tempi brevi il responsabile. Vogliamo comunque raccomandare a tutti coloro che utilizzano questo nuovo mezzo della mobilità sostenibile – il monopattino – di rendersi sempre ben visibili, con abbigliamento catarifrangente e adottare dispositivi di protezione, come il casco, che in caso di impatto o caduta possono fare la differenza.
Non è la prima volta che chi usa un monopattino viene investito con esito mortale. Possiamo definire i conducenti di questi mezzi “utenti deboli” della strada?
“Sì. Non solo chi usa i monopattini. Chiunque utilizza un mezzo a due ruote, alla pari di un pedone, viene considerato ‘utente debole’ della strada. E pertanto va maggiormente tutelato”.
Coma AFVS, avete notato un incremento o un decremento delle vittime della strada con monopattino?
“Stiamo purtroppo notando un aumento dell’incidentalità stradale legata ai monopattini, con percentuali di crescita preoccupanti. Gli ultimi dati ISTAT a disposizione si riferiscono al 2021 e parlano di un aumento degli incidenti in Italia, legati a questo mezzo, pari al 270% rispetto all’anno precedente. A luglio prossimo l’ISTAT rilascerà i dati riferiti al 2022 e purtroppo siamo certi che questo numero sarà destinato ad aumentare ancora, poiché il nostro osservatorio interno ha registrato un incremento anche della mortalità, con 11 vittime registrate nel 2022, in crescita rispetto all’anno precedente”.
Quali campagne di sensibilizzazione sta portando avanti AFVS in questo momento a tutela delle utenze deboli?
“Sono due le campagne rivolte all’utenza debole che stiamo portando avanti già da qualche anno. La prima si chiama See you – fatti vedere vuole sensibilizzare i pedoni e i conducenti di veicoli a due ruote affinché si rendano visibili, indossando vestiti chiari, materiale rifrangente e invitando i ciclisti o i conducenti di monopattino ad usare una luce posteriore. Il rischio di incidenti durante le ore notturne o con scarsa visibilità triplica rispetto alle ore diurne. Essere ben visibili serve a prevenire gli incidenti e a salvare la vita”.
Quali progetti state elaborando?
“Stiamo lavorando, in accordo con la Prefettura di Roma, la Polizia di Roma Capitale e le Forze dell’Ordine del territorio per portare anche nella Capitale il progetto Ruote ferme, pedoni salvi, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Interno, del Ministero della Giustizia e dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Il progetto, già attivo in diverse città d’Italia come Torino e Bologna, si fonda su un protocollo d’intesa da attuare con il Corpo di Polizia Locale per l’istituzione della figura di ‘assistente pedonale’. Nel ruolo di ‘assistenti pedonali’, gli imputati/indagati/condannati assegnati all’AFVS con riferimento sia all’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova, sia quale pena sostitutiva per i reati di guida in stato di ebrezza alcolica e sotto effetto di stupefacenti. L’Assistente pedonale, adeguatamente formato dagli agenti del Corpo di Polizia, presidierà gli attraversamenti pedonali a rischio, agevolando il transito dei pedoni”.
Qual è l’obiettivo del progetto Ruote ferme, pedoni salvi?
“L’intento del progetto è quello, da un lato, di assicurare una maggiore tutela per gli utenti deboli della strada, dall’altro di rieducare gli utenti sottoposti a misura alternativa che hanno commesso un reato in violazione al Codice della Strada. Tale attività consentirà loro di interiorizzare la gravità del reato commesso e rafforzare sentimenti di legalità, affermando la cultura del bene pubblico”.