Il South Hospital di El Fasher, Darfur settentrionale, è stato attaccato dalle Forze di Supporto Rapido (RSF) sabato mattina. Medici Senza Frontiere (MSF) e il Ministero della Salute hanno sospeso tutte le attività dopo che i soldati hanno aperto il fuoco, saccheggiato le forniture e rubato un’ambulanza. Pazienti e personale, inclusi quelli di MSF, sono riusciti a fuggire, ma non si sa se ci siano stati feriti o morti. MSF denuncia l’attacco e chiede di risparmiare le strutture mediche, già colpite più volte nelle settimane precedenti.
Sudan: attaccato e saccheggiato ospedale di El Fasher, Msf costretta a sospendere le attività
Il South Hospital, principale ospedale per il trattamento dei feriti di guerra a El Fasher, in Darfur settentrionale, è stato attaccato dalle Forze di supporto rapido (Rsf) sabato mattina. Medici senza frontiere (Msf) e il Ministero della Salute hanno dovuto sospendere tutte le attività nella struttura dopo che i soldati delle Rsf hanno fatto irruzione all’interno, aperto il fuoco, saccheggiato le forniture e rubato un’ambulanza di Msf. La maggior parte dei pazienti e lo staff medico che erano nell’ospedale, compreso tutto il personale di Msf, sono riusciti a fuggire e mettersi in salvo dagli spari delle Rsf ma, a causa del caos, le équipe di Msf non sono state in grado di verificare se ci siano stati morti o feriti a causa della sparatoria. Al momento dell’incursione c’erano solo 10 pazienti e un’équipe medica ridotta poiché, dopo l’intensificarsi dei combattimenti, Msf e il Ministero della Salute avevano iniziato a trasferire i pazienti e i servizi medici in altre strutture all’inizio della scorsa settimana. “È oltraggioso che le Rsf abbiano aperto il fuoco all’interno dell’ospedale. Non si tratta di un incidente isolato. Il personale e i pazienti hanno assistito a diversi attacchi alla struttura per settimane, ma aprire il fuoco all’interno di un ospedale supera ogni limite”, dichiara Michel Lacharité, responsabile delle emergenze di Msf.
Il commento di MSF
“Le parti in conflitto devono smettere di attaccare gli ospedali che, uno dopo l’altro, vengono danneggiati e chiusi. Le strutture rimaste ad El Fasher non sono preparate per afflussi di feriti di massa. Stiamo cercando di trovare delle soluzioni, ma la responsabilità è delle parti in conflitto che devono risparmiare le strutture mediche”. Tra il 25 maggio e il 3 giugno, il South Hospital è stato colpito per tre volte da colpi di mortaio e proiettili, uccidendo 2 persone e ferendone 14, tra pazienti e familiari. La struttura era il principale ospedale di riferimento per il trattamento dei feriti di guerra a El Fasher, l’unica attrezzata per gestire afflussi di pazienti di massa e uno dei due ospedali con capacità chirurgiche. In meno di un mese, tra il 10 maggio e il 6 giugno, oltre 1.300 feriti sono stati curati presso l’ospedale. I feriti sono stati ora trasferiti in altre strutture che non sono preparate a gestire un tale afflusso di pazienti, come l’ospedale pediatrico e l’ospedale saudita. In Darfur settentrionale, Msf è in azione per trasferire i servizi sanitari dal South Hospital ad altre strutture e continua a lavorare nel campo di Zamzam per rispondere alla crisi nutrizionale.
Fonte: AgenSIR