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Stranieri a Roma e nel Lazio, IDOS: “In calo per la prima volta negli ultimi 20 anni”

I dati del rapporto IDOS sulle Migrazioni relativamente alla situazione a Roma e nel Lazio che si confermano per presenze di stranieri in Italia al secondo posto tra le regioni e al primo tra le province

La diciottesima edizione dell’Osservatorio sulle Migrazioni a Roma e nel Lazio, curata dal Centro Studi e Ricerche IDOS con il sostegno e la collaborazione dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, analizza il panorama migratorio della regione sulla base dei dati d’archivio più aggiornati, senza tuttavia trascurare indagini più recenti sugli effetti territoriali osservabili a circa tre anni dalla pandemia e a oltre un anno dalla guerra in Ucraina

Il rapporto Idos

La gran parte degli indicatori di presenza (sul territorio, nel mercato del lavoro, nella scuola), pur in ripresa rispetto alla fase pandemica, restano inferiori ai livelli del 2019. Ciò nonostante, il Lazio e la Città metropolitana di Roma si confermano in Italia al secondo posto tra le regioni e al primo tra le province. In crescita solo gli studenti stranieri dei gradi scolastici più alti, le seconde generazioni, i permessi di soggiorno di lunga durata, le attività autonome e le rimesse inviate nei Paesi di origine.

Calano le nascite da coppie straniere e le presenze nei primi due gradi della scuola.
E’ stato presentato oggi a Roma, presso l’Aula Magna dell’ITIS Galileo Galilei, in via Conte Verde 51, l’Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio. Diciottesimo rapporto a cura del Centro Studi e Ricerche Idos e dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

Nel 2021, per la prima volta da quando l’Italia è un Paese di immigrazione, il numero degli stranieri residenti nel Lazio è calato, attestandosi a 618.142 persone, il 10,8% della popolazione complessiva (in Italia 8,5%). La diminuzione è stata di 17.427 unità (-2,7%, in linea con la media nazionale) ed è effetto non solo del cambiamento di metodologia del Censimento, ma soprattutto della riduzione del saldo naturale (differenza tra nati e morti) e del saldo migratorio (differenza tra stranieri in entrata e in uscita dal territorio nazionale), effetti a medio termine della pandemia e delle sue conseguenze (inclusi rallentamenti e difficoltà nel perfezionamento delle pratiche di iscrizione anagrafica dovuti alla ridotta o più difficoltosa operatività degli uffici pubblici). L’andamento negativo è stato trainato dalla Città metropolitana di Roma, dove i residenti stranieri sono diminuiti di 17.339 unità (-3,4%). Il calo ha coinvolto soprattutto le donne (-13.688), la cui quota sul totale dei residenti stranieri resta però maggioritaria (51,4%).

Anche per l’area romana si tratta della prima diminuzione della popolazione straniera dopo oltre 20 anni, durante i quali la crescita era stata ininterrotta e la popolazione straniera era quasi quadruplicata. Nel Lazio la dinamica naturale ha registrato tra gli stranieri un calo delle nascite (-8,0%; in Italia -4,8%) e un aumento dei decessi (+15,9% e +8,6% in Italia). Il contributo delle donne straniere alla fecondità, che nel 2010 era di circa 90 figli ogni 1.000 donne, nel 2021 è sceso a circa 30 figli, a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione straniera, della convergenza dei comportamenti demografici tra stranieri e italiani, delle acquisizioni di cittadinanza italiana.

Nonostante il trend decrescente, il saldo naturale degli stranieri resta positivo anche nel 2021 (+4.059 unità), a differenza di quello degli italiani, diminuito di 30.761 unità. Per l’80,7% i cittadini stranieri della regione si concentrano nella Città metropolitana di Roma (498.958), al cui interno risiedono per il 67,9% nel capoluogo (più di 2 su 3) e per il 32,1% negli altri comuni; la quota residua (119.184 persone) vive nelle altre province: 8,5% in quella di Latina (52.718), 4,8% in quella di Viterbo (29.870), 3,8% nel frusinate (23.377) e 2,1% nel reatino (13.219).

Nel Lazio sono presenti 186 cittadinanze, ma è la Romania, con oltre 196mila residenti (+3.490), a rappresentare quasi un terzo degli stranieri (31,8%); il secondo gruppo è quello dei filippini (-2mila), con una quota del 6,9%, cui seguono bangladesi (6,5%) e indiani (5,1%). Tra i primi 15 gruppi nazionali, oltre ai romeni crescono solo nigeriani e pakistani. La collettività ucraina, che nel Lazio conta più di 22mila persone (il 9,9% delle presenze in Italia), è stata un essenziale punto di riferimento per i connazionali in fuga dalla guerra, scoppiata di lì a poco.

I permessi di soggiorno a fine 2021 sono 394.637 e risultano cresciuti in un anno del 3,8%, esito di un incremento del 10,1% di quelli di lungo periodo e di un calo del 6,2% di quelli soggetti a scadenza, dovuto alle province di Roma (-9,0%) e Frosinone (-4,4%). I nuovi permessi rilasciati nel 2021 sono quasi raddoppiati rispetto al 2020 (+76,7%) e ammontano a 21.314. Tra di essi crescono soprattutto i motivi di lavoro (+251,9%), rilasciati per più della metà nella provincia di Latina (56,9%). Tuttavia, questi ultimi sono appena il 16,3% dei nuovi rilasci, preceduti nettamente dai motivi di famiglia (quasi 1 su 2: 45,7% e +61,7% rispetto al 2020) e seguiti dai permessi per residenza elettiva/religione/salute (+45,5%), studio (+49,6%) e asilo/motivi umanitari (+103,7%).

La guerra in Ucraina ha prodotto un incremento di minori stranieri non accompagnati (msna) nel Lazio: 1.087 a fine 2022, più del doppio del 2021. Il loro arrivo ha determinato un abbassamento dell’età media dei msna (il 20,3% ha meno di 15 anni a fronte dello 0,3% del 2021) e un incremento della quota femminile (dal 3% del totale del 2021 al 15%). L’Ucraina è diventata il primo Paese d’origine di questi minori (453, 41,7%), seguita da Egitto (31,7%), Tunisia (8,7%), Albania (5,2%) e Turchia (2,7%).

Nonostante la continua rappresentazione allarmistica dell’immigrazione, i dati della Capitale e del Lazio, al netto degli effetti contrattivi della pandemia, sono sostanzialmente stabili. In questo contesto, interessanti segnali di dinamicità provengono dalle nuove generazioni e dagli ambiti in cui gli immigrati si esprimono con più autonomia – attività d’impresa, invio di rimesse, iniziative culturali e associative –, nonché dagli interventi che volontariato, Terzo settore e amministrazioni locali, ciascuno per la propria parte, contribuiscono insieme ad attuare nell’attesa di politiche nazionali più aperte, inclusive e coraggiose.

Fonte: IDOS

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