Il rapporto “Scuole disuguali” di Save the Children denuncia le disuguaglianze nell’offerta di servizi educativi in Italia, soprattutto nel Sud e nelle Isole, dove si registrano alti livelli di dispersione scolastica. Nonostante gli interventi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), le risorse stanziate non bastano a colmare i divari. L’analisi si concentra su tre aspetti: mense scolastiche, tempo pieno e palestre, evidenziando che le regioni più svantaggiate ricevono meno fondi e hanno un impatto disomogeneo. Le aree con meno servizi mensa e tempo pieno coincidono con quelle più povere, aggravando le diseguaglianze sociali.
Scuola: il rapporto Save the Children
“La scuola in Italia è attraversata da profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini, bambine e adolescenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si continuano a registrare, nonostante i miglioramenti, livelli di dispersione scolastica tra i più alti in Europa”. Eppure, “soprattutto in queste regioni, dove il bisogno è maggiore, le risorse e gli interventi del Pnrr per l’istruzione già avviati – nonostante gli sforzi compiuti – non sono sufficienti a colmare i gravi divari esistenti”. Questo l’allarme lanciato da Save the Children che, in occasione della ripresa dell’anno scolastico, diffonde il Rapporto “Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre”.
“Forti disuguaglianze nell’offerta di servizi educativi in Italia”
Il Rapporto approfondisce, in particolare, le diseguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi a scuola – dalla mensa al tempo pieno e alle palestre – e analizza, attraverso un confronto puntuale della distribuzione delle risorse a livello provinciale, se e in quale misura gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza già avviati possano contribuire a ridurre i divari esistenti. Dall’analisi svolta da Save the Children sui 975 interventi del Pnrr (presenti sulla piattaforma Regis a giugno 2024) avviati per ampliare l’offerta di mense scolastiche, “emerge che alle regioni del Sud e Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa il 50% del totale dei progetti”. Dall’analisi provinciale dei fondi del Pnrr investiti sino ad oggi, si rileva che queste risorse “stanno producendo un impatto disomogeneo nella riduzione delle disuguaglianze territoriali.
Le provincie più svantaggiate
Le sei province dove gli studenti che usufruiscono della mensa sono meno del 10% – ovvero Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa – hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi di costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa per un valore di circa 21 milioni 500mila euro, pari a 2,1 progetti ogni 10mila studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado”. Di contro, “le sei province con le più alte percentuali di alunni che usufruiscono del servizio mensa a livello nazionale (oltre il 65%) – ovvero Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano – hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti, pari a 1,8 progetti ogni 10mila studenti. Nelle province più svantaggiate per l’offerta del servizio mensa e del tempo pieno si concentra anche la percentuale più alta di studenti provenienti da famiglie con un livello socioeconomico basso: sono il 26,4% nelle province dove meno del 10% degli studenti usufruisce della mensa (contro il 17,2% di quelle dove oltre il 65% degli alunni accede alla mensa)”.
Estendere il tempo pieno
La mensa scolastica è fondamentale per garantire a studentesse e studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. È, inoltre, un servizio essenziale nell’ottica di incentivare l’estensione del tempo pieno e quindi di potenziare l’offerta formativa, con benefici sia per i ragazzi, sia per le famiglie con effetti positivi in particolare per l’occupazione femminile. Eppure “solo due alunni della scuola primaria su cinque beneficiano del tempo pieno – con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%) – e solo poco più di un quarto delle scuole (il 28,1% delle classi della primaria e secondaria di I grado) offrono il tempo prolungato”. La maggior parte delle province dove la percentuale di classi a tempo pieno o prolungato è inferiore al 10% si trova nelle regioni del Sud e nelle Isole: “Ragusa, Catania, Palermo, Siracusa, Campobasso, Isernia”.
Fonte: AgenSIR