Avevano messo in piedi un sistema per far percepire indebitamente il reddito di cittadinanza a cittadini stranieri che dichiaravano di risiedere a Torino, ma che invece continuano a vivere all’estero.
Una truffa da oltre 1.400.000 euro quella scoperta dalla guardia di finanza del capoluogo piemontese che ha portato a cinque misure cautelari, una agli arresti domiciliari, a carico di un dipendente di un patronato, e quattro obblighi di firma nei confronti di cittadini romeni.
Le indagini coordinate dalla Procura di Torino hanno consentito di individuare la dipendente dell’Istituto di Patronato ente nazionale assistenza sociale ai cittadini/Caf Unione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori, che avrebbe inoltrato numerose richieste al portale Inps, finalizzate a consentire l’indebita erogazione del reddito.
Le dichiarazioni dell’Unsic: “Pronti a costituirci parte civile”
“LāUNSIC nazionale, il CAF UNSIC nazionale ed il Patronato ENASC evidenziano la loro assoluta estraneitĆ a fatti e condotte contestati dalla Guardia di Finanza di Torino ad operatori di una locale struttura sindacale per irregolaritĆ nellāelaborazione di richieste per reddito di cittadinanza, poi indebitamente percepito dai beneficiari – si legge in una nota dell’Unsic – .Ā LāUNSIC nazionale annovera migliaia di sedi ed operatori su tutto il territorio italiano, che negli oltre ventāanni di attivitĆ della nostra organizzazione sindacale hanno sempre operato con attenzione e professionalitĆ , subendo – tra lāaltro – ingiusto nocumento dalle notizie odierne.Ā Nellāimmediato, al personale interessato dalle indagini, sono state revocate le credenziali dāaccesso ai portali istituzionali al fine di permettere agli inquirenti ogni dovuta serenitĆ nella conduzione delle indagini – si legge ancora -.Ā Laddove le accuse dovessero trovare fondamento, lāUNSIC si costituirĆ parte civile nellāeventuale processo penale per la tutela della propria immagine e degli interessi degli iscritti”.
La truffa del reddito di cittadinanza
Domande in cui, secondo gli inquirenti, almeno 314 persone, prevalentemente cittadini romeni, avevano dichiarato falsamente di risiedere sotto la Mole, per beneficiare beneficiato del reddito. In realtĆ , erano dei “fantasmi” in Italia, risiedendo esclusivamente all’estero.
La donna infatti, insieme al marito, utilizzando documenti e dichiarazioni false, presentava le istanze senza che ci fosse il requisito previsto dalla normativa di risiedere da almeno dieci anni in Italia di cui gli ultimi due in modo continuativo. A coadiuvarli c’erano i quattro romeni che facevano da “collettore” tra la coppia e i beneficiari della prestazione.
Oltre alla misure cautelari il Gip ha emesso anche un decreto di sequestro preventivo a carico della dipendente del patronato di 7.850 mila euro, considerato profitto della truffa.
Per l’accusa il totale delle somme indebitamente percepite, allo stato attuale, ammonterebbe a circa 1.400.000 euro, mentre sono al vaglio le posizioni di ulteriori circa 3.000 percettori del reddito di cittadinanza, nei cui confronti sono in via di esecuzione specifici approfondimenti.
Il precedente
Nel marzo del 2021 la guardia di Finanza di Rovigo ha denunciato 239 persone – tutte di nazionalitĆ rumena – per aver percepito illegalmente il reddito di cittadinanza. Le indagini, svolte con il supporto dellāInps, sono iniziate nel dicembre del 2020, quando i finanzieri di Occhiobello bloccarono un tentativo fraudolento di riscuotere il Reddito di Cittadinanza da parte di 23 persone provenienti dallaĀ Romania. Le persone interessate dalla truffa non possedevano anche in questo caso il requisito della residenza in Italia.