Il rapporto “Il diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes

Ginevra

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Nel 2023 l’Unione Europea “allargata” ha visto ancora una volta in crescita i flussi “irregolari” di rifugiati e migranti ai suoi confini esterni. Sono 144 mila i migranti sbarcati in Italia dopo aver superato la traversata del Mediterraneo. Alla fine di agosto 2023 la stima (minima) dei rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo supera le 2.300 unità. La Siria e l’Afghanistan sono i principali Paesi d’origine delle persone che cercano protezione nell’Ue. Sono i dati del rapporto “Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?”, promosso dalla Fondazione Migrantes.

Il rapporto  “Il diritto d’asilo. Report 2023” della Fondazione Migrantes

“Profughi della guerra in Ucraina a parte, nel 2023 l’Unione Europea “allargata” ha visto ancora una volta in crescita i flussi “irregolari” di rifugiati e migranti ai suoi confini esterni: + 18% il dato di agosto rispetto allo stesso mese del 2022, anche se le uniche “rotte” in aumento erano quelle del Mediterraneo occidentale e soprattutto centrale, rispettivamente + 14% e + 96%”. Lo dice “Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?”, promosso dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi.

“Tuttavia, ancora una volta, – si legge nel Dossier – i 232 mila ingressi “irregolari” sino a fine agosto, ma anche la tendenza che prospettano per fine anno, rimangono un sottomultiplo dei rifugiati e migranti entrati nell’Unione durante il 2015 dell'”emergenza” europea dall’area del Mediterraneo: oltre un milione di uomini, donne, bambini.

Migrantes: “Mediterraneo si conferma mare di morte”

Alla fine di agosto 2023 la stima (minima) dei rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo supera le 2.300 unità: una cifra già prossima a quella registrata in tutto il ’22 (circa 2.400 vittime). Ancora una volta a pagare il tributo più pesante sono coloro che tentano la traversata del Mediterraneo centrale, sulla rotta che porta verso l’Italia e Malta”. “Nel complesso – continua – è possibile stimare che, dall’inizio del nuovo secolo, in quasi 23 anni abbiano perso la vita sulla frontiera liquida del Mediterraneo oltre 47 mila fra migranti e rifugiati. Negli ultimi quattro anni la rotta dell’Atlantico occidentale verso le Canarie si è rivelata più pericolosa anche di quella del Mediterraneo centrale per numero di morti e dispersi in rapporto agli arrivi: nelle sue acque si è contata una vittima ogni 20-30 migranti sbarcati.

Ma nel Mediterraneo centrale, nell’anno in corso questo rapporto è tornato a crescere dopo tre anni di diminuzione: oggi il rischio di perdere la vita col timone puntato verso l’Italia o Malta è pari a due casi ogni 100 arrivi”. “Intanto – si segnala pure – continua a crescere il numero di migranti e rifugiati intercettati dalla cosiddetta “Guardia costiera” libica e ricondotti (o meglio deportati) in un sistema organizzato di miseria, arbitrio, vessazioni, taglieggiamenti e violenze: a partire dal 2017, anno del “memorandum Roma-Tripoli”, e fino al settembre 2023 i “deportati di Libia” sono ormai 124 mila. Sono già 125 mila, in crescendo, quelli fermati dalla Guardia costiera tunisina quasi nello stesso periodo (2017 – luglio 2023). Ma è ancora più imponente il totale delle persone intercettate dalla Guardia costiera turca: dal ’17 all’estate ’23 sono più di 219 mila”.

Migrantes: “Stenta la relocation in Ue, in 2022 solo per 900”

Per quanto riguarda il diritto di asilo, in Europa, “il primo Paese per richiedenti registrati nel ’22 nell’Ue è ancora una volta la Germania (218 mila), seguita da Francia (138 mila), Spagna (116 mila) e Austria (110 mila, + 190% rispetto al ’21) subito prima dell’Italia (77 mila). Nell’anno hanno registrato una diminuzione solo Malta, la Lituania e la Lettonia”. La Siria (circa 133 mila richiedenti nel ’22) e l’Afghanistan (114 mila) sono ormai da anni i principali Paesi d’origine delle persone che cercano protezione nell’Ue, spiega il Report che sottolinea poi la “stentata relocation” nei Paesi europei: “La dichiarazione politica con la quale, nel giugno 2022, 18 Paesi dell’Ue più tre ‘associati Schengen’ (Norvegia, Svizzera e Liechtenstein) si sono impegnati a mettere in opera un meccanismo di solidarietà volontaria per sostenere i Paesi più esposti alle migrazioni dal Mediterraneo e dall’Atlantico occidentale tramite la ricollocazione oppure tramite contributi finanziari, al febbraio 2023 aveva portato al ricollocamento (relocation) di appena 435 persone, in rapporto a un obiettivo annuo di 8.000″.

“Nel 2022 – invece – sono stati accolti in relocation in Paesi membri o ‘associati Schengen’ dell’Ue poco più di 900 richiedenti asilo e rifugiati, per due terzi dalla Svezia. Secondo Paese ospitante la Germania, con 216 persone accolte”, “è ancora il ‘sistema Dublino’ “. Nel 2022 il Paese che ha effettuato più trasferimenti di richiedenti asilo a norma del regolamento “Dublino III” è la Germania (4.158), seguita dalla Francia. Ma la Germania è stata anche il principale Paese ricevente (3.699 richiedenti asilo ricevuti), seguita dall’Italia (2.763). In totale, nel ’22 risultano effettuati fra Paesi della sola Unione Europea 13.200-14.500 trasferimenti.

I numeri relativi all’Italia

I dati sono in crescita rispetto al 2021 e al 2020 pandemici. Per quanto riguarda gli arrivi in Italia, si registra “un numero crescente di migranti e rifugiati: 144 mila quelli sbarcati dopo aver superato la traversata del Mediterraneo sino alla fine di ottobre: + 69% rispetto allo stesso periodo del 2022. Si è invece quasi fermato, nonostante l’incancrenirsi della guerra in Ucraina, il flusso di profughi dal Paese invaso: sulle quasi 174 mila persone in fuga che hanno varcato la frontiera italiana dal marzo ’22, quelle giunte quest’anno fino a giugno sono poco più di 300″.

Negli arrivi dal Mediterraneo, dopo un triennio che aveva visto come principali Paesi di fuga la Tunisia, l’Egitto e il Bangladesh, sono tornate a prevalere le persone d’origine subsahariana: Guinea e Costa d’Avorio i due Paesi più rappresentati. Dal primo gennaio al 31 luglio 2023 le navi gestite da organizzazioni della società civile sono intervenute in eventi Sar che hanno portato in salvo nel nostro Paese 3.777 rifugiati e migranti: il dato supera appena il 4% di tutti quelli che nel periodo sono sbarcati in Italia (89.157) fra eventi Sar in mare e sbarchi autonomi; se si guarda ai soli eventi Sar la percentuale non raggiunge il 6%. A questo proposito il Report sottolinea che “i battelli di salvataggio delle Ong hanno subito quest’anno ostacoli e direttive senza precedenti” pur non essendo le Ong dei “pull factor”.

In Italia in 350mila per “asilo”, lo 0,6% della popolazione

Al primo gennaio 2023 vivevano in Italia circa 350 mila cittadini non comunitari con permesso di soggiorno per motivi di protezione e asilo. Questa cifra rappresenta lo 0,6% di tutta la popolazione. Secondo dati provvisori Eurostat, nei primi otto mesi del 2023 hanno chiesto protezione in Italia circa 82.800 persone, il 69% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In tutto, nel 2022 i richiedenti sono stati 84.300: (+ 57% rispetto al 2021 ancora “pandemico”), mentre nel 2020 se ne erano registrati solo 27 mila (fonte Commissione nazionale asilo)”. Sono i dati sul diritto di Asilo in Italia, contenuti in “Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?”, promosso dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi “Nel primo semestre ’23 – si legge -, fra i 10 Paesi di provenienza principali dei richiedenti asilo sono tre quelli che si trovano nelle ultime posizioni del Global peace index, cioè fra gli Stati più insicuri del pianeta: il Pakistan, la Nigeria e la Guinea.

L’Africa si conferma come il principale continente d’origine di coloro che cercano protezione nel nostro Paese (44% del totale), seguita dall’Asia (41%). Nel primo semestre ’23 le Commissioni territoriali per l’asilo hanno esaminato poco più di 29.100 richiedenti, riconoscendo circa 2.400 status di rifugiato, 3.100 protezioni sussidiarie e 5.600 protezioni speciali, ma anche pronunciando 18 mila dinieghi, pari al 62% di tutte le domande esaminate. Questa percentuale era stata del 56% in tutto il ’22 e del 58% nel ’21”. “Sempre nella prima parte del ’23 – continua il Report -, i riconoscimenti di protezione speciale hanno raggiunto una quota pari al 19% di tutte le decisioni, ormai vicina ma ancora inferiore a quella toccata dalla “vecchia” protezione umanitaria negli ultimi anni della sua piena vigenza, il 2017 e il 2018 (rispettivamente 25% e 20% di tutte le decisioni di Commissione)”.

Lo sfruttamento sessuale

“Ospitando circa 296 mila rifugiati in senso “lato” – si legge ancora – (beneficiari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria, umanitaria o temporanea), l’Italia presentava a fine 2022 un’incidenza di questa popolazione pari a 50 persone ogni 10 mila residenti: il dato e nettamente inferiore a quello analogo di Paesi come la Spagna (70 per 10 mila residenti), la Bulgaria (ben 260), la Francia (90), la Grecia (160), la Germania (250) e la Svezia (260 come la Bulgaria).

Nel periodo primo gennaio – 31 luglio 2023 il ministero dell’Interno conta anche 8.126 permessi di soggiorno fra cure mediche e protezione delle vittime di tratta, di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo. Nel 2022 l’Italia ha assistito 1.823 vittime di tratta, per due terzi donne e per quasi un terzo uomini, oltre a un 4% di persone transessuali. Nel 2021 le persone assistite erano state in tutto 1.915, nel 2020 2.033 e nel 2019 2.173. La principale forma di sfruttamento subito da queste persone è di gran lunga quella sessuale, seguita dallo sfruttamento lavorativo”.

“Alla metà di ottobre 2023 – si legge infine – si trovano in accoglienza in Italia circa 141.100 fra richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Ben 106 mila, il 75%, continuano ad essere ospitati nel circuito dei centri di prima accoglienza e dei Cas, Centri di accoglienza straordinaria. Nel 2022 la rete Sai-Siproimi-Sprar ha raggiunto la sua massima estensione di sempre per numero di posti, 44.511. Il maggior numero di posti Sai continua a trovarsi in Sicilia (6.859), seguita a distanza dalla Campania e dalla Puglia. La prima regione del Nord è l’Emilia-Romagna (3.791 posti), seguita dalla Lombardia”.

Fonte: Ansa

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