Quelle specialità locali salvate dall’estinzione

Salgono a 1.650 i prodotti censiti dall'Osservatorio sulla biodiversità di Campagna Amica, grazie al lavoro dei 750 agricoltori della rete Campagna Amica/Terranostra, presentati al Villaggio Coldiretti a Venezia

Foto di Lukas Bieri da Pixabay

Dallo sciuscillone al diavolicchio, salgono al numero record di 1.650 i sigilli di Campagna Amica, le specialità della biodiversità a tavola salvate dall’estinzione grazie al lavoro degli agricoltori.

Il censimento

Il nuovo censimento 2024, curato dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica, è stato presentato al Villaggio Coldiretti a Venezia dove è stata allestita la grande mostra sui prodotti della biodiversità. Un patrimonio della tradizione contadina italiana – afferma Coldiretti – il cui ritorno sulle tavole è stato reso possibile dall’impegno dei 750 agricoltori “custodi” censiti dalla rete Campagna Amica/Terranostra, di cui oltre la metà (56%) sono giovani under 40, e il 15% sono giovanissimi sotto i 30 anni. Un quarto è certificato biologico, mentre quasi la metà si trova in comuni parzialmente o totalmente montani.

Biodiversità valore aggiunto

“La difesa della biodiversità è il vero valore aggiunto delle produzioni agricole made in Italy, con un impatto importante anche sull’economia nazionale, a partire dal turismo – ha dichiarato il direttore di Fondazione Campagna Amica, Carmelo Troccoli – Investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo”.

Specialità censite

Tra le nuove specialità entrate nel censimento ci sono i fiadoni o in dialetto abruzzese “li fiadune”, un tipico prodotto da forno; dalla Basilicata arriva invece il fagiolo bianco di Rotonda; il peperoncino diavolicchio viene dalla Calabria; mentre lo sciuscillone è una varietà di peperone dolce caratterizzata dalla sua forma arcuata e affusolata, il cui nome riprende quello delle carrube, che hanno una forma simile e vengono chiamate “sciuscelle” nel dialetto teggianese, nel salernitano.

Fonte Ansa