Pezzati (Oxfam Italia) a Interris.it: “La situazione umanitaria a Gaza è terribile, rischiamo un’ecatombe

Distruzione a Gaza. Nel riquadro piccolo: Paolo Pezzati (Oxfam Italia)

“Già prima di questi ultimi attacchi israeliani la situazione all’interno della striscia di Gaza era molto difficoltosa. Ora, con un milione di sfollati, migliaia di morti, 400mila palestinesi senza acqua, cibo ed elettricità, nonché la distruzione di quasi la metà degli edifici e l’insufficienza degli aiuti umanitari … a Gaza si prospetta un’ecatombe. E’ dunque necessario uno stop immediato delle ostilità”. E’ l’appello lanciato dalle colonne di Interris.it da Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia, in un’intervista dedicata alla situazione attuale nella striscia e sulle richieste alle parti di Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano dal 1942 alla riduzione della povertà globale attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo.

L’intervista a Paolo Pezzati (Oxfam Italia)

Qual è ad oggi la situazione della popolazione a Gaza?

“E’ una situazione assolutamente drammatica e senza precedenti. Secondo le nostre fonti e i rapporti delle agenzie internazionali, sono oltre 5mila i palestinesi morti nei bombardamenti, moltissimi dei quali sono donne, bambini, anziani. Nello specifico: più di 2.000 sono bambini, 1.100 sono donne, centinaia le persone anziane. Oltre 15mila i feriti. Gli edifici distrutti o comunque inagibili sono oltre il 42% del totale, come evidenziato anche dall’Onu. Con l’assedio israeliano, iniziato come risposta agli spaventosi attacchi di Hamas avvenuti lo scorso sabato 7 ottobre, non possono entrare nella striscia elettricità, forniture mediche, acqua o cibo. L’unica centrale elettrica si è spenta per mancanza di combustibile, gli ospedali hanno esaurito i posti letto. Migliaia di famiglie stanno cercando di sopravvivere senza elettricità, viveri, medicinali, acqua e servizi igienici; molti sono intrappolati nelle proprie case, senza poter fuggire dai bombardamenti e dalle epidemie – quali il colera e la scabbia – dovute alle carenze igieniche. Un disastro umanitario – tra l’altro annunciato – le cui dimensioni non hanno precedenti nella storia già difficile della popolazione palestinese di Gaza”.

Foto: Marwan sawwaf/Alef MultiMedia/Oxfam

Oxfam International è presente a Gaza?

“Sì. Oxfam International è presente con diversi uffici a Gaza già da diversi anni. In questo momento, 33 nostri colleghi con le proprie famiglie sono ancora intrappolati lì, senza possibilità di poter uscire. Noi di Oxfam Italia siamo quotidianamente in contatto con loro che ci inviano notizie e foto grazie a dei brevi collegamenti con la poca elettricità a disposizione”.

Sono entrati nelle scorse ore i primi aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah, in Egitto. Sono sufficienti per i bisogni della popolazione?

“No, minimamente. Prima dell’inizio di questi scontri, arrivavano a Gaza circa 500 camion di aiuti umanitari a settimana. Ora, con la popolazione allo stremo, e un milione di sfollati, non entra neppure un quinto di quanto arrivava prima. Queste cifre ci fanno comprendere che la quantità di aiuti attuali è assolutamente insufficiente, una goccia in un oceano di disperazione. E’ esclusivamente simbolica”.

Gaza. Credit: Marwan-Sawwaf_Alef-Multimedia_Oxfam

Cosa chiede Oxfam alle parti?

“Noi chiediamo l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani a partire dai fragili, le donne, i bambini. Chiediamo a Israele l’immediato cessate il fuoco con lo stop all’uso di esplosivi in aree così densamente popolate; che non vengano colpiti in nessun caso gli obiettivi sensibili quali ospedali, scuole, agenzie umanitarie etc.; la revoca dell’ordine di trasferimento della popolazione del Nord di Gaza; che vengano facilitate le evacuazioni mediche, di bambini, donne e anziani; infine, che venga creato un passaggio sicuro per le famiglie che vogliono trasferirsi in qualsiasi altro luogo, fermo restando che è dovere di Israele proteggere  tutti i civili che intendono rimanere a vivere nella striscia di Gaza”.

Se dovesse continuare l’assedio, qual è il destino della popolazione palestinese?

“Già prima dell’ultima escalation la situazione all’interno della striscia era molto difficoltosa. Non si erano ancora finiti di riparare i danni causati dai bombardamenti passati. Dopo l’ultimo attacco, che vede un milione di sfollati, migliaia di morti e la distruzione di quasi la metà degli edifici, se nulla dovesse cambiare si prospetta un’ecatombe con effetti sul lungo periodo incalcolabili. E’ dunque necessario uno stop immediato delle ostilità per un ritorno al senso di umanità il prima possibile”.

Milena Castigli: