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Perfori: “I numeri sulla mortalità materna post aborto sono ampiamente sottostimati”

Noia: "L'aborto fai da te, presentato come facile e indolore, non è facile, né indolore né tanto meno sicuro". La presentazione in Senato del dossier "Aborto: dalla parte delle donne"

Ogni anno in Italia più di 1400 donne subiscono danni fisici immediati come conseguenza dell’aborto: un dato sottostimato frutto della lacunosa, imprecisa e contraddittoria ultima relazione del Ministero della Salute sulla Legge 22 maggio 1978, n. 194.

Per questo Pro Vita & Famiglia ha presentato oggi, 27 aprile alle ore 12 presso la Sala “Caduti Nassirya” del Senato della Repubblica a Palazzo Madama, il dossier “Aborto: dalla parte delle donne” (CLICCA QUI per l’indice), uno studio accurato sui dati e sulla letteratura scientifica disponibile che rivela i drammatici dettagli sulle conseguenze degli aborti sia farmacologici che chirurgici, a breve e lungo termine, sulla salute delle donne. Saranno esposti i dati che evidenziano i danni alla salute psichica, il tasso di mortalità e la sottostima delle complicanze mediche.

La presentazione del dossier

Sono intervenuti stamane alla conferenza stampa del dossier a Palazzo Madama: il professor Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’Età Prenatale dell’Università̀ Cattolica del Sacro Cuore, direttore dell’Hospice Perinatale del Policlinico Gemelli e presidente della Fondazione Il Cuore in una Goccia ETS; Lorenza Perfori, autrice del dossier; Maria Rachele Ruiu, membro direttivo di Pro Vita & Famiglia e portavoce della “Manifestazione Nazionale per la Vita – Scegliamo la Vita” del prossimo 21 maggio a Roma e Francesca Siena, presidente del Cav “Ardeatino” di Roma. Modera Francesca Romana Poleggi, membro direttivo di Pro Vita & Famiglia. Ha portato i suoi saluti istituzionali il Senatore Simone Pillon.

Il programma della presentazione del dossier

Pillon: “Le donne pagano sulla propria pelle le conseguenze dell’aborto”

“Un evento di assoluta importanza quello odierno”, ha esordito il senatore Pillon in apertura dei lavori. “Siamo abituati a considerare l’aborto un diritto per le delle donne perché così ci viene presentato dal mainstream, ma ci dimentichiamo che le donne pagano sula propria pelle le conseguenze dell’aborto, ferite che poi pagano per tutta la vita. Molti Paesi stanno tornando indietro sulla legislazione sull’aborto, anche negli Usa- prosegue Pillon -. Anche in Italia dobbiamo avere il coraggio di aprire una riflessione sulla Legge 144 che metta al centro la donna e il suo bambino, non più divisi i diritti di una contro i diritti dell’altro”.

Noia: “L’aborto fai da te non è facile, né indolore né tanto meno sicuro”

Ha preso poi la parola il professor Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’Età Prenatale dell’Università̀ Cattolica del Sacro Cuore, sulle conseguenze fisiche dell’aborto nelle donne nel breve e lungo periodo. La medicina basata sull’evidenza è il miglior contributo che possiamo dare alla procreazione umana. Tanti sono informati oggi, ma pochi conoscono. L’informazione è superficiale, ma la conoscenza è di pochi. Il libro è dalla parte delle donna perché le aiuta a scegliere con consapevolezza”.

“I 890 studi del libro evidenziano la pericolosità degli aborti chimici nonché le discrepanze con i lavori del ministero. Ciò che è evidente va detto. Per iniziare: non sappiamo il numero preciso degli aborti in Italia: tra 84mila a 87mila in un anno. Le infezioni pelviche – tra le più terribili, ma nessuno ne parla – sono il triplo nell’aborto farmacologico. Le complicazioni tra aborto farmacologico sono maggiori di quello chirurgico, nonostante le sottostime del ministero, inferiori anche di quattordici volte. L’aborto fai da te, presentato come facile e indolore, non è facile, né indolore né tanto meno sicuro. A causa dei cosiddetti ‘aborti incompleti’ che – a casa – aumentano di tre volte. Poche donne sanno che dopo un aborto va fatta una profilassi che – se non fatta – rischia di creare danni permanenti alla salute riproduttiva”.

“L’aborto porta una lesione della cervice uterina, creando possibili ulteriori aborti no voluti nelle gravidanze future. L’aborto indotto porta ad un aumento dei tumori nelle donne. IN Cina e in India, dove c’è stato un boom di aborti, c’è stato un relativo aumento del cancro al seno. Senza contare la mortalità materna per aborto. molte donne muoiono di aborto legale! Concludo dicendo: non rubiamo l’informazione alle donne! Devono poter scegliere con consapevolezza. Perché i danni alle donne sono danni all’umanità: tutti siamo nati da una donna”.

Ruia: “L’aborto è una fregatura, sempre”

Maria Rachele Ruiu, membro direttivo di Pro Vita & Famiglia, è intervenuta con un video messaggio perché ricoverata per una terapia monoclonali. “Qui all’ospedale fanno di tutto per salvarmi la vita e allungare il tempo che io possa passare coi miei figli. Non può essere o diventare un luogo di discriminazione. Questa estate è morta mia figlia. Aveva 12 settimane. Ho però dovuto lottare per farla tumulare in un cimitero perché non era considerata una vita, ma solo un grumo di cellule. E’ urgente che ci siano persone che stiano accanto alle donne che si trovano sole davanti a scelte terribile. Le donne lo scelgono solo quando pensano di non avere alternative migliori. Ma l’aborto è una fregatura sempre perché è una tragedia. Lasciamo le ideologie alle spalle e aiutiamo le donne che hanno il diritto di non essere lasciate sole. Dobbiamo custodire la relazione tra donna e bambino, senza dover lasciare indietro nessuno. Vi invito tutti alla ‘Manifestazione Nazionale per la Vita – Scegliamo la Vita‘ del prossimo 21 maggio a Roma”.

Poleggi: “Nessuna madre vorrebbe davvero abortire!”

“Faccio questo lavoro da 15 anni. Abbiamo accolto tantissime donne che hanno abortito ma anche a distanza di anni soffrono per la loro scelta. In questi anni ho capito una cosa: nessuna madre vorrebbe davvero abortire!”. Così Francesca Romana Poleggi, membro direttivo di Pro Vita & Famiglia. “Spesso le mamme non sono messe in grado di conoscere gli aiuti alla gravidanza e alla nascita, ma si sentono sole e spesso indirizzate molto facilmente all’aborto. Dopo il primo momento di smarrimento e sconforto, cercando di andare incontro ai vari problemi pratici come visite mediche ed economiche, la mamma si rende conto che il bimbo che aspetta non è un problema, ma una risorsa bellissima. Le donne che avevano già avuto un aborto si portano dietro un grande senso di colpa e di abbandono. E delle ferite enormi a livello psicologico”.

Perfori: “I numeri sulla mortalità materna post aborto sono ampiamente sottostimati”

“Anche una sola donna morta per aborto è troppo: è un femminicidio nascosto, ignorato dagli addetti ai lavori e dall’opinione pubblica”, dice Lorenza Perfori, autrice del dossier. “Il dossier apporta delle novità rispetto al passato. I numeri sulla mortalità materna post aborto siano ampiamente sottostimati: il 60% delle morti per aborto in Italia viene segnato per setticemia post aborto e non per l’aborto che ha causato la setticemia. Lo studio invece evidenza le tante, troppe morti ‘secretate’. Quando il ministro Speranza ha esteso la Ru486, si è basato su organismi di consulenza. Lo studio ha scoperto che questi pareri erano basati su uno studio apertamente in conflitto di interesse: tutti gli autori hanno dichiarato di essere consulenti della Exergin Pharma e Nordic Pharma, le case farmaceutiche che distribuiscono la RU486. Sulla pelle delle donne. I suicidi delle donne dopo l’aborto – il suicidio post abortivo – sono molto maggiori rispetto alle altre cause di morte. Inoltre la sindrome post aborto porta alla depressione per ché il ‘lutto del feto’ le viene negato. Lo studio ‘Aborto: dalla parte delle donne‘ si può trovare su: www.vestilafamiglia.it“.

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