Cosa possiamo fare noi, semplici credenti, per contribuire a porre fine a questa guerra assurda e lacerante che tante vite sta gettando al macero? Da qualche giorno non smetto di pensare a te, fratello ucraino, alla tua giovinezza, alla tua vita passata quasi del tutto inosservata. A te di cui non conosciamo nemmeno il nome. Sappiamo solo che in uno degli ultimi bombardamenti, oltre a tanti morti ci sono stati anche diversi feriti, e tra questi anche tu.
Ce lāhai fatta, sei vivo – un miracolo! – ma sei rimasto spaventosamente mutilato. Le tue braccia forti, le tue mani, le tue gambe muscolose, tutto ĆØ stato spazzato via.
Ti hanno lacerato. Smembrato. Se la morte continuerĆ a rifiutarti, dovrai imparare a dipendere dagli altri in tutto. La guerra, mio Dio, che cosāĆØ la guerra? Uno sterminio pianificato a tavolino.
Chi ha ragione in guerra? Hanno sempre e solo ragione gli innocenti, le donne, i bambini appena nati e quelli che sonnecchiano nel grembo delle mamme, i vecchi, gli ammalati, le famiglie. Chi ha torto? Chi non tiene conto dei loro inalienabili diritti, chi mente, chi divorato dalla sete di potere distrugge vite, cultura, speranza, futuro. Chi condanna alla fame, alla mutilazione, alla morte gli esseri umani. Chi dimentica di essere solo un povero uomo e non Dio.
Certo, chi viene aggredito ha il diritto di difendersi e difendere i propri cittadini. Ma questa guerra in corso ĆØ una vera catastrofe. Comā ĆØ stato possibile gettare alle ortiche decenni di riflessioni, di studi, di esperienze, di diplomazia, di sforzi reciproci per cercare ā in un mondo che diventa sempre piĆ¹ piccolo – una convivenza non dico idilliaca ma almeno decente?
Ci si abitua a tutto, ĆØ vero. Anche alle piĆ¹ orribili azioni che in altri momenti ci avrebbero fatto saltare dalle sedie e gridare allo scandalo. Bambini dilaniati, civili indifesi, bombe stupide che vengono lanciate senza sapere chi andranno a colpire, industria bellica che si lecca i baffi per gli affari che vanno a gonfie vele.
Uomini ridotti a numeri. Video censurati perchĆ© gli altri non sappiano ciĆ² che hanno il diritto di sapere. Ā« Io non credo in Dio; la sua esistenza ĆØ smentita dalla scienza. Maā¦ io ho imparato a credere nellāuomoĀ» scrive Sartre nel romanzo La nausea. E come lui tanti altri, con altre parole, hanno espresso piĆ¹ o meno la stessa convinzione.
GiĆ , lāuomo. Quale uomo? Quando lāuomo? Mi spaventa questa manciata di uomini che ha accumulato tanta ricchezza e tanto potere da poter distruggere lāumanitĆ . Li vedo, questi uomini, nei quali il povero Sartre credeva, di una piccolezza infinita. Uomini che chiudono gli occhi, o li volgono altrove, per non vedere lo scempio da essi stessi procurato; si turano gli orecchi, o li portano a spasso per le campagne amene, per non udire gli assordanti boati delle micidiali armi.
Uomini ammaliati da una sete di potere che si fa soffocante arsura. La croce. Quanti segni di croce sono stati tracciati sui propri corpi, da uomini che pur si dicono cristiani, in questo tempo di Pasqua. La croce, che ha segnato il momento piĆ¹ alto dellāamore di Dio per noi; la croce sulla quale Cristo, nel quale crediamo o diciamo di credere, ĆØ morto viene svuotata della sua forza redentrice per trasformarsi, ancora una volta, in strumento di tortura.
Blasfemia. Liberaci, Signore, dal nominare il nome di Dio invano; liberaci dalla tentazione di voler prendere il tuo posto, di darti consigli, di convincerci che da soli siamo in grado di fare di piĆ¹ e meglio di ciĆ² che da duemila anni ci stai consigliando, chiedendo, comandando.
Donaci la grazia di imparare a piangere. Di pensare al giovane ucraino senza gambe e senza braccia e piangere. Di affacciarci sui fetidi abissi delle fosse comuni e piangere. Di scendere nei sotterranei delle cittĆ martiri, restare accanto ai vecchi, alle mamme, ai bambini senza cibo e senza acqua, e piangere. Donaci la grazia, in questo tempo di follia, di non indurire il cuore, di non smarrire la pietĆ , di continuare a essere cristiani.