Sono “Coda – I segni del cuore” e “Dune” i dominatori della 94esima edizione della Notte degli Oscar contrassegnata dalla volontà di parlare il meno possibile della guerra in Ucraina per non “politicizzare” l’evento più atteso del panorama cinematografico mondiale. Scelta che ha sollevato non poche polemiche.
Coda, il film recitato nella lingua dei segni
La statuetta per il Miglior film va a “Coda”, commedia drammatica diretta da Sian Heder e remake del film francese del 2014, recitato nella lingua dei segni, che racconta di una famiglia di pescatori muti in cui solo una figlia è in grado di parlare. La Miglior regia va invece a Jane Campion per il film “Il Potere del Cane”, mentre “Dune” fa il pieno di riconoscimenti, ben sei: Miglior montaggio, Migliori effetti speciali, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Miglior colonna sonora, Miglior sonoro. L’Italia esce sconfitta dalla serata al Dolby Theatre di Los Angeles, con Paolo Sorrentino che resta a bocca asciutta col suo “È stata la mano di Dio”, senza bissare così il successo de La Grande Bellezza.
Smith sferra un pugno sul palco (e poi vince l’Oscar)
A movimentare (in negativo) la cerimonia il cazzotto dato da Will Smith al suo (ex?) amico Chris Rock. Mentre presentava il premio per i documentari, il comico ha fatto una battuta sul taglio radicale dei capelli di Jada Pinkett Smith, la moglie di Will, che soffre di alopecia. L’attore, candidato per “King Richard – Una famiglia vincente”, non l’ha presa bene ed è salito sul palco sferrandogli un pugno in faccia. Inizialmente gli spettatori hanno pensato a una gag. Ma poi Smith ha gridato a Rock “Non fare battute su mia moglie!” e il gelo è calato in sala, con lo stesso comico rimasto senza parole. Smith, in lacrime, si è poi scusato pubblicamente, ma non è detto che questo gli basterà per evitare una denuncia.
I premi principali
Ironia della sorte, la statuetta al miglior attore protagonista è andata proprio a lui, Will Smith, per “King Richard – Una famiglia vincente”. Durante il suo discorso, Smith in lacrime si è scusato per l’alterco con Chris Rock dicendo che “l’amore fa fare follie”.
Il premio come migliore attrice protagonista è stato assegnato a Jessica Chastain per “Gli occhi di Tammy Faye”. Una standing ovation ha accolto la notizia del suo premio.
A conquistare il premio come miglior attrice non protagonista è stata Ariana DeBose per “West Side Story” di Steven Spielberg. Troy Kotsur ha vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per “Coda” e fa la storia. È la prima volta che accade che un attore non udente vince l’Oscar, dopo che nel 1986 la collega Marlee Matlin conquistò la statuetta per “Figli di un dio minore”. “È bellissimo essere qui, far parte di questo viaggio fantastico e che il nostro film abbia raggiunto tutto il mondo, ci hanno persino invitato alla Casa Bianca a fare un giro e ho provato a insegnar loro qualche parolaccia, ma mi hanno detto di contenermi” ha detto l’attore.
Billie Eilish ha vinto, insieme al fratello Finneas O’ Connell, il premio Oscar per la migliore canzone originale. La cantante ha conquistato la statuetta con il brano “No Time To Die” per il film omonimo.
Jane Campion è la terza donna nella storia dell’Oscar a vincere come miglior regia. Dopo Kathryn Bigelow nel 2010 e Chloé Zhao lo scorso anno, è toccato alla regista neozelandese per il suo western “Il potere del cane”, già candidata 28 anni fa per “Lezioni di piano” (aveva vinto il premio come miglior sceneggiatura). “Grazie a un uomo che non ho mai conosciuto, Tomas Savage che ha scritto della crudeltà e del suo opposto la gentilezza”.
Tripla delusione per l’Italia
L’Italia esce a mani vuote dalla notte degli Oscar, sempre più politicamente corretta (ha premiato un po’ tutte le minoranze possibili) ma con poca attenzione al cinema nostrano. Nessuno dei tre italiani candidati si è infatti aggiudicato una statuetta, a cominciare da Paolo Sorrentino che era in gara con “E’ stata la mano di Dio” per il film internazionale, andata al giapponese “Drive my car”, favorito dalla vigilia e già premiato a Venezia. Non ce l’hanno fatta neanche Massimo Cantini Parrini candidato per i costumi di “Cyrano” (la statuetta è stata vinta da Jenny Beavan per “Crudelia”) ed Enrico Casarosa candidato per il miglior film d’animazione con “Luca” (premio vinto dal favorito “Encanto”). Il “Robertooo” di Sofia Loren è un ricordo lontano.
Ucraina (quasi) assente
Quasi del tutto assente la tematica della guerra in Ucraina. Gli Oscar si sono solo fermati per un minuto per l’Ucraina: un tributo silenzioso accompagnato dal messaggio #WeStandWithUraine. Alla kermesse al Dolby Theatre di Los Angeles diverse star portano il loro omaggio al paese assalito dalla Russia con pochette, spille e anelli giallo e blu, i colori della bandiera ucraina. Uno dei pochi a rompere il ‘tabù’ è stato Francis Ford Coppola che, sul palco per celebrare i 50 anni di Il Padrino, si è lasciato andare in un “Viva l’Ucraina”, incassando un applauso.
Chi come Sean Penn si aspettava un’apparizione di Volodymyr Zelensky o maggiore spazio alla guerra in corso è rimasto decisamente deluso. La parola Ucraina non è stata mai o quasi pronunciata. A parlare indirettamente di quanto sta avvenendo è stata Mila Kunis, l’attrice nata in Ucraina. Salita sul palco degli Oscar per introdurre Reba McIntyre, Kunis ha fatto riferimento ai “recenti eventi globali” che “stanno frustrando molti di noi. Ma quando si assiste alla forza e alla dignità di coloro che affrontano tale devastazione, è impossibile non essere scossi dalla loro resilienza. Non si può non essere toccati e in soggezione davanti a coloro che trovano forza nel continuare a combattere attraverso questa oscurità inimmaginabile”. Kunis, che con il marito Ashton Kutcher ha raccolto 35 milioni per l’Ucraina, non ha mai comunque pronunciato il nome del suo Paese, sottolinea Ansa.
Tutti i vincitori
Miglior film: CODA
Migliore attrice protagonista: Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye)
Miglior attore protagonista: Will Smith (Una famiglia vincente – King Richard)
Migliore regia: Jane Campion (Il potere del cane)
Migliore canzone: No time to die – Billie Eilish e Finneas O’Connell (No time to die)
Miglior sceneggiatura non originale: Sian Heder (I segni del cuore – CODA)
Miglior sceneggiatura originale: Kenneth Branagh (Belfast)
Migliori costumi: Jenny Beavan (Crudelia)
Miglior film internazionale: Drive My Car (Giappone – Ryusuke Hamaguchi)
Miglior attore non protagonista: Troy Kotsur (I segni del cuore – CODA)
Miglior film d’animazione: Encanto
Migliori effetti speciali: Paul Lambert, Tristen Myles, Brian Connor e Gerd Nefzer – Dune (Dune: Part One)
Miglior fotografia: Greig Fraser – Dune (Dune: Part One)
Miglior attrice non protagonista: Ariana DeBose (West Side Story)
Miglior trucco: Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh – Gli occhi di Tammy Faye (The Eyes of Tammy Faye)
Miglior sonoro: Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill, Ron Bartlett – Dune (Dune: Part One)
Miglior scenografia: Patrice Vermette – Dune (Dune: Part One)
Miglior montaggio: Joe Walker – Dune (Dune: Part One)
Miglior colonna sonora: Hans Zimmer – Dune (Dune: Part One)
Miglior cortometraggio: The Long Goodbye, regia di Aneil Karia e Riz Ahmed
Miglior documentario: Summer of Soul
Miglior corto documentario: The Queen of Basketball, regia di Ben Proudfoot
Miglior corto d’animazione: The Windshield Wiper, regia di Alberto Mielgo e Leo Sanchez