Sul tetto del mondo, a braccetto. Un italiano, Francesco Bagnaia, e un’italiana, la sua Ducati Desmosedici. Quella che Andrea Dovizioso aveva provato con tutte le sue forze a mettere davanti all’Honda volante di Marc Marquez. Quella che Valentino Rossi non era riuscito a domare in due anni. Pecco la riporta in alto, dove solo Casey Stoner, ben quindici anni fa, era riuscito a posizionarla. La moto più potente, arrembante, la più entusiasmante da guidare forse, finita nelle mani giuste. A Valencia, ultimo Gp della stagione, Bagnaia non va oltre il nono posto. Sufficiente, però, per portare a Borgo Panigale un titolo che mancava da troppo tempo. Inseguito, annusato, sfiorato a ripetizione, con la consapevolezza di trovarsi di fronte a una moto competitiva. Troppo per restare a secco per così tanto tempo. E allora ecco servito il trionfo, grazie agli incastri giusti e a uno sprint che non ha dato scampo al campione uscente Fabio Quartararo. Quarto in pista, secondo in classifica finale. Pure lui con qualche evidente richiamo italico.
Bagnaia sul tetto del mondo
Da Valencia, nel lontanissimo 2007, a Valencia nel 2022. In mezzo, tre lustri di delusioni cocenti, dal matrimonio turbolento con Vale a quello lungo ed emozionante con Dovi, Hayden e Petrucci. Lo scorso anno il ritorno alla vittoria a squadre, con l’accoppiata Jack Mille e Francesco Bagnaia a funzionare fin da subito. Ora l’agognato ritorno al titolo piloti, grazie a una seconda parte di stagione da incorniciare di Pecco. Più forte di tutto, anche di qualche risultato non all’altezza delle aspettative e di un inizio di mondiale stentato. A Valencia vince Alex Rins e non è un trionfo qualsiasi visto che la Suzuki lascia con una vittoria la Moto Gp. Un gran premio tutt’altro che semplice per Bagnaia, nonostante l’apparentemente comodo + 24 di partenza e la consapevolezza di un 14esimo posto come risultato minimo per prendersi la vittoria. Alla fine basta un piazzamento e le porte dell’iride tornano a spalancarsi per l’Italia.
Gara saggia
C’era tensione. Si sapeva e lo sapeva anche Pecco. I grandi vantaggi sono solo apparentemente un lasciapassare tranquillo, visto che in gara può succedere di tutto. Basti pensare al titolo di Nicky Hayden, vinto nel 2006 ma a un passo dal clamoroso tracollo con una caduta procurata dall’allora compagno di squadra, Dani Pedrosa. E con un vantaggio abissale su Rossi scomparso alla vigilia dell’ultima gara e riottenuto per un soffio. Bagnaia la sua gara la gestisce con l’intelligenza del campione, ingaggiando un minimo scontro in pista con Quartararo per poi muoversi nella confort zone della matematica stando attento a dosare vicinanza con chi era davanti e distacco da quelli dietro. Nessuna sorpresa stavolta. La Ducati torna a Borgo Panigale con un doppio titolo sotto braccio e l’incantesimo finalmente spezzato.