Il pianista franco-argentino Miguel Angel Estrella, grande cultore della pace dopo aver sofferto gravi torture in Uruguay nella stagione delle dittature sudamericane, è morto ieri a Parigi all’età di 81 anni. In un comunicato i suoi famigliari hanno sottolineato che il loro congiunto “ha dedicato tutta la sua vita alla musica al servizio della libertà”.
Nato a San Miguel de Tucumán, nel nord argentino, Estrella – ripercorre Ansa – cominciò a studiare il piano a 12 anni, mettendosi rapidamente in mostra tanto da trasferirsi nel 1965 a Parigi proseguendo gli studi musicali con Nadia Boulanger e Marguerite Long.
Rientrato in Argentina fu sorpreso nel 1976 dal colpo di stato del generale Jorge Rafael Videla. Tentò la via dell’esilio ma fu catturato in Uruguay, dove subì torture e restò in carcere per due anni. Fu rilasciato nel 1980 grazie alla pressione di una gigantesca campagna internazionale, guidata, tra gli altri, dai grandi musicisti Nadia Boulanger e Yehudi Menuhin e da altri intellettuali e personalità di fama mondiale. Anche l’Unesco giocò un ruolo decisivo nel salvargli la vita. Una volta libero si trasferì definitivamente a Parigi, dove riprese i suoi concerti, creando la Federazione internazionale della speranza musicale (FIEM) per ringraziare il mondo musicale di averlo “salvato dall’inferno”.
Convinto assertore del dialogo in Medio Oriente, creò anche l’Orchestra della Pace, composta da musicisti musulmani e ebrei. Nel 2000 ha ricevuto il Premio Nansen e il Premio delle Nazioni Unite per le Tre Americhe ed il governo argentino lo ha voluto suo ambasciatore presso l’Unesco fra il 2003 e il 2016. Inoltre, fra il 2012 e il 2014 fu giurato del Tribunale Russell sulla Palestina. Fra le sue esecuzioni più applaudite, le Bagatelles di Bela Bartók, e il Concerto n°3 per pianoforte di Beethoven. Con interpretazioni di compositori classici come Chopin, Mozart, Bach e Liszt, Estrella si è esibito in concerti nelle sale più importanti di America e Europa.