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La moda è responsabile del 10% delle emissioni globali

Il settore della moda contribuisce significativamente alle emissioni globali di gas serra, rappresentando il 10% del totale, e necessita di una trasformazione radicale per raggiungere gli obiettivi climatici

L’alta moda inquina. E anche quella “usa e getta”. Secondo uno studio realizzato in occasione della settimana della moda di Milano da ClimateSeed, l’industria della moda è infatti responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra e deve dunque trasformarsi per contribuire agli obiettivi climatici. Nel 2020, l’acquisto di tessuti nell’UE ha prodotto 270 kg di CO2 per persona. Per decarbonizzare il settore, calcola ClimateSeed, saranno necessari investimenti di 30 miliardi di euro all’anno entro il 2030.

La moda è responsabile del 10% delle emissioni globali

L’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra e con un valore di mercato globale di 1.700 miliardi di dollari è chiamata a una trasformazione radicale per contribuire agli obiettivi climatici. È quanto emerge dallo scenario, basato su alcuni studi internazionali, realizzato in occasione della settimana della moda di Milano dalla startup francese ClimateSeed. Il cambiamento risulta sempre più urgente, considerato che solo nel 2020 l’acquisto di tessuti nell’Unione europea ha generato circa 270 chili di emissioni di CO2 per persona, con un totale di 121 milioni di tonnellate di gas serra. Si stima che per decarbonizzare completamente la filiera, saranno necessari investimenti fino a 30 miliardi di euro all’anno entro il 2030, destinati alla riconversione delle infrastrutture, all’efficienza energetica e alla tracciabilità della catena di fornitura.

La strada verso la sostenibilità

L’aumento dell’attenzione verso la sostenibilità si riflette anche nell’incremento della moda sostenibile e del mercato dell’usato. La moda sostenibile ha raggiunto, infatti, un valore di 5,2 miliardi di euro nel 2022 e si prevede che possa crescere fino a 12,5 miliardi di euro entro il 2030. Il mercato second-hand registra un valore di 165 miliardi di euro che è destinato ad aumentare di ulteriori 93 miliardi di euro entro il 2026, aprendo nuove opportunità per i brand. Nel settore restano ancora aperte sfide significative: attualmente, solo il 38% dei tessili usati in Europa viene raccolto per il riuso o il riciclo. Per questo, normative come l’Extended Producer Responsibility (Epr), che entrerà in vigore nel 2025, sono cruciali per responsabilizzare i produttori a progettare capi più sostenibili e a sostenere il riciclo. “La moda è uno dei settori con il maggior impatto in termini di emissioni, ma anche uno dei più visibili, e può diventare un esempio virtuoso nel percorso verso la decarbonizzazione”, sostiene Edoardo Bertin, ad di ClimateSeed in Italia. “È un settore che ha urgente bisogno di interventi per ridurre l’impatto ambientale”, aggiunge.

Fonte: Ansa

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