Sciarpe e maglie, tifosi e calciatori, dirigenti e vecchi amici. È un viavai continuo quello per rendere omaggio a Sinisa Mihajlovic. Una camera ardente allestita in Campidoglio, in quella Roma che aveva vissuto da calciatore, protagonista dei trionfi della Lazio a cavallo fra il vecchio e il nuovo millennio. Le corone dei fiori attorniano il feretro, antichi avversari e amici di sempre porgono i loro omaggi a un uomo, prima ancora che a un calciatore, sempre in prima linea contro le avversità. Per ultima quella che lo aveva ingaggiato sul terreno più duro, mettendo alla prova una determinazione stoica, che sempre lo aveva contraddistinto in carriera. Tanto sul terreno di gioco, quanto sulle panchine. Una battaglia che Sinisa ha affrontato come affrontava le sfide in campo: con la sua grinta e il suo sorriso, rassicurante ma anche di sfida.
Mihajlovic, un combattente
Davanti al suo feretro c’è silenzio e commozione. La Sala della Protomoteca diventa un luogo di omaggio a un fuoriclasse della vita, capace di trasmettere agli altri quella forza che, molte volte, lascia il passo allo sconforto in momenti di grande sofferenza. Una fila quasi ininterrotta, percorsa dagli amici di sempre e dalle rappresentanze delle principali società del mondo del calcio. Ma anche tanti tifosi, che avevano sognato e incrociato le dita durante l’attesa delle sue punizioni. Sperando che, come spesso accadeva, terminassero la loro corsa all’incrocio dei pali. E che anche stavolta avevano sperato che l’ennesimo calcio piazzato, quello più importante, fosse alla portata del suo mancino micidiale. Fra coloro arrivati a rendere omaggio a Mihajlovic, uno dei principali avversari nei derby di Roma ma anche ex compagno alla Sampdoria, Vincenzo Montella. “Voglio ricordare Sinisa come un combattente e uomo di valore – ha detto l’ex attaccante della Roma -, mai trovato una persona che parlasse male di lui nei club in cui abbiamo lavorato entrambi. Eravamo amici, ha lasciato un segno potente anche per chi è malato. Era un uomo sensibile con una corazza pubblica, con la malattia è tornato a essere autentico, senza maschera”.
Spalletti: “Ti faceva capire subito chi avevi di fronte”
Tanti i volti conosciuti. L’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, l’ex compagno di avventure in maglia biancoceleste, Alen Boksic. C’è il raccoglimento e qualche dichiarazione alla stampa. Nessuna parola di circostanza ma dei sentiti omaggi a un calciatore tenace e vincente, oltre che un uomo in grado di lasciare un esempio di determinazione anche durante la battaglia più impegnativa. “Fuori dal calcio era uguale – ha detto Spalletti -, uno che ti faceva capire chi avevi di fronte. Non aveva il timore di nascondersi per poi fregarti. Poi aveva la forza di una persona di valore, quando ci giocavi contro si sentiva subito”. Lunedì alle 11, presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in Piazza Esedra, sarà il momento dell’ultimo saluto.