In Messico nel 2023 sono stati giustiziati 14 difensori dei diritti umani senza subire un regolare processo. Lo ha denunciato in un rapporto l’Ong Comité Cerezo Mexico. Secondo il documento, la maggior parte delle incriminazioni sono avvenute per motivi politici.
Dal 2018, anno dell’elezione a presidente di Andrés Manuel López Obrador, sono stati 93 gli omicidi di attivisti. Il diritto al territorio, a un alloggio adeguato e a una vita dignitosa sono stati i principali diritti umani difesi dalle persone assassinate.
Ong, almeno 14 attivisti diritti umani uccisi in Messico
Almeno 14 difensori dei diritti umani sono stati giustiziati in Messico nel 2023, ha denunciato in un rapporto l’Ong Comité Cerezo Mexico, senza subire un regolare processo. Secondo il documento, la maggior parte delle incriminazioni sono avvenute per motivi politici. Lo riporta l’agenzia Efe. Dal 2018, anno dell’elezione a presidente di Andrés Manuel López Obrador, sono stati 93 gli omicidi di attivisti, comprese le già citate esecuzioni. Questa cifra supera i 67 omicidi commessi durante l’intera amministrazione di Felipe Calderón (2006-2012) ma rappresentano quasi la metà dei 189 omicidi registrati durante il mandato di Enrique Peña Nieto (2012-2018).
L’organizzazione ha precisato che le esecuzioni extragiudiziali sono una forma di punizione per la difesa o l’esercizio di un diritto umano, e sono solitamente perpetrate da agenti statali su “commissione o acquiescenza”. Secondo il rapporto, ciò dimostra “la continuazione della repressione politica a livello federale e municipale, l’impunità dei responsabili e la ripresa della repressione anti insurrezionale”, soprattutto negli Stati di Oaxaca e Veracruz.
Gli stati messicani con maggiori esecuzioni
Oaxaca è in testa per numero di vittime di esecuzioni extragiudiziali, con 11 casi, con il 79% dei casi registrati nel 2023, seguita da Veracruz, con due omicidi, e Jalisco, con uno. Il diritto al territorio e al diritto a un alloggio adeguato e a una vita dignitosa sono stati i principali diritti umani difesi dalle persone assassinate. Dei 14 casi denunciati, solo uno non apparteneva a un gruppo indigeno, nove appartenevano alla comunità Triqui e due agli Xiche di Oaxaca, mentre altri due facevano parte della comunità Náhuatl di Veracruz.
Fonte: Ansa