Biagio Maimone, Segretario Generale e Capo Ufficio Stampa del Club del Marketing e della Comunicazione, che vanta 42.500 soci iscritti, tra cui manager di aziende nazionali ed internazionali, nonché Direttore del Quotidiano online Marketingjournal.it, in via di restyling, sostiene: “La crisi economica è frutto di una reale assenza di competenze analitiche che realizzino una conoscenza approfondita del mercato da parte della politica e dell’imprenditoria. E’ ben evidente che il rapporto dinamico dell’economia determina la necessità di adeguarsi ai cambiamenti sempre in atto, come quelli attuali generati dalla pandemia e dall’insorgere di un nuovo conflitto, nel cuore dell’Europa, che impatta sui rapporti economici, a livello delle singole realtà nazionali e mondiali, determinando nuovi disagi e l’esigenza di nuove strategie per ristabilire gli equilibri messi a dura prova. Il fenomeno principale con cui fare i conti, in via prioritaria, è la crescita smisurata della povertà. Il mercato è permeato, a dismisura, dalla sofferenza di chi è diventato indigente. E’, tuttavia, indiscutibile che dal mercato non possa e non debba essere escluso nessuno, pena il crollo del mercato stesso.
Tutte le classi sociali devono poter accedere al mercato, ciascuna con il proprio contributo, dal più esiguo al più robusto e ricco. Se dal mercato si escludono i meno abbienti o i poveri, esso viene penalizzato a tal punto da crollare. Sappiamo che la vita del mercato è garantita da tutte classi sociali ed economiche. Per tale motivazione occorre diversificare i prezzi dei beni e, conseguentemente, i beni stessi affinché essi siano acquistabili da tutte le classi sociali. Il processo di diversificazione è già in atto da alcuni decenni. Esistono diverse realtà di mercato, ciascuna per ogni classe sociale. Ed, intanto, il mercato generale, anche se con ritmo più lento, sopravvive. Alcuni supermarket ed alcune catene produttive di elevato prestigio hanno istituito una diversificazione socio-economica dei loro prodotti, dal meno costoso al più costoso, a seconda delle tasche degli acquirenti, per evitare che i meno abbienti restino all’esterno del mercato. Sappiamo che chi resta all’esterno di qualsiasi realtà economica non fa altro che ingigantire il deserto creato dalla povertà. Per tale motivo necessita porre mano all’inclusione in forma sempre più massiccia. La lotta alla povertà parte, senza alcun dubbio, dal mercato stesso. Prendersi cura della povertà da parte del mercato è, pertanto, un’esigenza vitale per il mercato stesso, oltre che un gesto di mera solidarietà. Anche i poveri devono essere acquirenti e nutrire il mercato.
I nuovi capisaldi del marketing vincente, a mio parere, nel nuovo scenario economico, devono essere i seguenti: Equità; Solidarietà; Democrazia; Inclusività; Diversificazione dei prezzi mediante istituzione di linee di prodotti solidali, il cui prezzo sia accessibile a chiunque. Potrebbe sembrare una rivoluzione del marketing, in realtà essa è semplicemente una rilettura delle dinamiche del mercato, che si può rivelare altamente redditizia in quanto sempre più includente, proprio in quanto parte dal principio secondo il quale tutti devono essere acquirenti perché il mercato viva e cresca sempre più.
Il fine ultimo del mercato è realizzare economia.
Per far ciò occorre osservare il contesto socio-economico e creare nuovi assetti strategici per creare denaro e far circolare denaro, che incrementa la vita economica. La creatività è senza dubbio il motore della vita del marketing. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. La crisi economica del nostro Paese e di altre nazioni può essere attribuita allo scarso rilievo attribuito ai nuovi fenomeni, ai nuovi processi sociali da parte del mondo politico e del mondo imprenditoriale. L’applicazione di una visione socio-umanitaria nel mondo del marketing può essere la soluzione di tanti problemi economici. Oggi, più che mai, bisogna rilanciare il marketing, facendo propri tali principi, nonché il green marketing e il marketing sostenibile. E’ imprescindibile, inoltre, guardare ai nuovi mercati che si affacciano sulla scena mondiale post-bellica e post-pandemica.
Ne consegue la necessità ineludibile di realizzare nuovi progetti e la necessità di adeguare l’offerta di prodotti o servizi ai bisogni e alle esigenze attuali. Ciò implica necessariamente far vivere un’economia dal ‘volto umano’ ed un marketing solidale, volti a creare mercati con scambi di servizi e prodotti che tengano conto prioritariamente dell’equità dell’offerta economica”.