I finanzieri di Messina hanno arrestato 7 persone indagate per associazione mafiosa e reati contro la Pubblica amministrazione. Tra i destinatari del provvedimento cautelare ci sarebbero anche un sindaco e la sua vice nonché un ex assessore ai Lavori pubblici di un altro comune messinese. Le indagini della guardia di finanza hanno riguardato l’infiltrazione mafiosa e il condizionamento, da parte di Cosa Nostra, delle due amministrazioni comunali.
Le indagini, spiega la Procura, “hanno consentito di far luce sull’operatività criminale di una cellula decisionale e operativa mafiosa del tutto autonoma rispetto alle articolazioni di Cosa Nostra catanese che, in passato, gestivano gli affari mafiosi anche nel territorio della valle dell’Alcantara” e che, secondo l’accusa, è “risultata in grado di ingerirsi, condizionandole, nelle dinamiche elettorali e politiche dei due Comuni, oltre che nella relativa gestione dell’attività amministrativa, attraverso l’infiltrazione di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili alla stessa struttura criminale”.
Il nuovo “modus operandi” della mafia
Cambia il “modus operandi” della mafia perché, scrive il giudice, “sfrutta la fama criminale ormai consolidata e non abbisogna di manifestazioni esteriori di violenza per intessere relazioni con la politica, le istituzioni, le attività economiche, al fine di imporre il proprio silente condizionamento”.
Uno dei principali indagati, anche da detenuto, ricostruisce la Procura di Messina, “dava disposizioni ai suoi sodali per prendere contatti con ditte appaltatrici di lavori assegnati dai due enti locali di Moio e Malvagna, anche garantendo sostegno ai candidati in occasione del rinnovo dei rispettivi consigli comunali”.
“Le sue disposizioni sarebbero poi state messe in pratica dal padre e, soprattutto, dalla sorella, quest’ultima vicesindaco in carica del Comune di Moio Alcantara, entrambi destinatari della custodia cautelare in carcere”. Il gruppo indagato avrebbe fatto pervenire al sindaco di Moio quelle che per l’accusa erano “inequivoche sollecitazioni, cui aderiva, affinché interessasse gli amministratori comunali di altri distinti enti locali a bloccare, o sbloccare, indebitamente, procedure esecutive: comportamenti ritenuti sintomatici di una patente subordinazione del sindaco. La corruzione, secondo ipotesi d’indagine e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato – sottolinea la Procura di Messina – è risultata il collante dell’operatività generale dell’indagine”.