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Lucchetti (CNR): “Tutelare i delfini dalle reti dei pescatori: il progetto Life DELFI”

L'intervista di Interris.it ad Alessandro Lucchetti, primo ricercatore presso l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (CNR-IRBIM) sul progetto per la tutela dei delfini e dei mammiferi marini: Life DELFI

“Ogni anno lungo le coste italiane si spiaggiano circa 200 mammiferi marini, tra i quali i delfini. La maggior parte di essi presenta segni di interazione con l’uomo, in particolare con le attività di pesca professionale. E’ fondamentale per l’ecosistema del mare limitare al massimo l’interazione tra delfini e pescatori. E che questi ultimi adottino un ‘codice di condotta’”. Così a Interris.it il dottor Alessandro Lucchetti, primo ricercatore presso l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (CNR-IRBIM, già Istituto di Scienze Marine) di Ancona. Lo abbiamo intervistato sul nuovo progetto per la tutela dei delfini e dei mammiferi marini: Life DELFI.

Il dottor Alessandro Lucchetti. Foto: Legambiente

L’intervista ad Alessandro Lucchetti del CNR

Cosa è il progetto Life DELFI?

“Life Delfi è un progetto cofinanziato dalla Commissione europea attraverso il programma LIFE, coordinato dal Irbim-Cnr e a cui collaborano Legambiente Onlus, Università di Padova e di Siena, quattro Aree marine protette (Punta Campanella, Isole Egadi, Tavolara – Punta Coda Cavallo, Torre del Cerrano), Filicudi Wildlife Conservation e il Blue World Institute (Croazia)”.

Perché è nato il progetto Life DELFI?

“Il progetto Life DELFI nasce dalla preoccupazione crescente all’interno della comunità scientifica internazionale per le interazioni dei cetacei con le attività di pesca professionale. Nel Mediterraneo la principale causa di morte dei delfini, così come per le tartarughe marine, sono le attività antropiche. Fra queste, la principale è l’attività di pesca. Infatti, spesso capita che, in maniera accidentale, delfini o tartarughe marine vengano catturate dalle reti dei pescatori. Il progetto Life Delfi, cofinanziato dal Programma LIFE dell’Unione Europea e coordinato da IRBIM-CNR, che propone l’adozione di un “Codice di condotta” per i pescatori in occasione della Giornata Mondiale dei delfini che si celebrerà il prossimo 14 aprile”.

Quanti cetacei si spiaggiano sulle coste italiane?

“Il bilancio dei mammiferi marini ritrovati privi di vita continua ad essere preoccupante: sono 162 gli esemplari rinvenuti spiaggiati lungo le coste dell’Italia nel 2022, mentre il conteggio per i primi tre mesi del 2023 ammonta già a 30 unità. I dati emergono dalla ‘Banca Dati Spiaggiamenti’ gestita dal CIBRA dell’Università degli studi di Pavia e dal Museo di Storia Naturale di Milano, e confermano la tendenza degli ultimi anni”.

Quante sono le specie di delfini presenti nel Mediterraneo?

“Esistono diverse specie di delfini nel mar Mediterraneo. Quelle più a rischio sono due: i tursiopi e le stenelle. Nello specifico, nel 2022 in Italia sono state rinvenute 71 carcasse di tursiopi (Tursiops truncatus) e 48 stenelle (Stenella coeruleoalba). Le morti di questi splendidi mammiferi marini sono da attribuire sia a cause naturali sia a cause di origine antropica, come le interazioni dei delfini con le attività di pesca professionale. E’ principalmente su queste due specie che si incentra il progetto Life DELFI e, in particolar modo, sul tursiope”.

Perché?

“Perché il tursiope è una specie di delfino costiera che nel corso dell’evoluzione ha modificato le sue abitudini alimentari. Da diversi anni, in molti casi, è strettamente dipendente dalle attività di pesca umana. Perché seguendo i pescherecci trova cibo facile: i pesci catturati nelle reti e il pescato rigettato in mare dai pescherecci. Ma questa interazione non è esente da incidenti”.

Quali sono i maggiori pericoli per i delfini?

“Spesso i delfini riportano gravi lesioni derivanti dalle interazioni con le attrezzature da pesca, oppure restano impigliati o avvolti dalle reti dopo essersi avvicinati alle imbarcazioni alla ricerca di cibo. Un altro grave pericolo è l’accidentale ingerimento di pezzi di rete in plastica o nylon che provocano ostruzioni faringee o occlusioni intestinali e che nel lungo periodo portano alla morte del cetaceo. Per tale motivo, analogamente a quanto fatto nel precedente progetto CNR-Irbin ‘TartaLife’ a tutela delle tartarughe marine, abbiamo avviato il progetto LifeDELFI al fine di ridurre le interazioni tra delfini e pescherecci e, al contempo, per ‘educare’ i pescatori al rispetto e alla tutela dei cetacei. Inoltre, una delle attività del progetto è dedicata alle necroscopie sulle carcasse dei delfini spiaggiati per studiare e quantificare le cause di morte”.

I partner del progetto. Foto: LifeDELFI.eu

Cosa è il Codice di condotta per i pescatori?

“Il Codice di condotta per i pescatori elaborato da Legambiente, in collaborazione con i partner di Life Delfi, è un documento che definisce principi di responsabilità e buone pratiche da adottare per giungere ad una conservazione e gestione sostenibile delle risorse di pesca e che, allo stesso tempo, consenta la salvaguardia della biodiversità dei mari”.

Come sostenete i pescatori?

“Così come operato efficacemente a tutela delle tartarughe marine presenti nel Mediterraneo – la tartaruga comune (o Caretta caretta) e la tartaruga verde (Chelonia mydas) – abbiamo dotato i pescherecci di sistemi di dissuasione acustici e luminosi; li abbiamo forniti di attrezzature da pesca alternativa, a basso impatto ambientale: dei nastri di nuova generazione che possono sostituire in alcuni periodi dell’anno le classiche ‘reti da posta’, una rete disposta verticalmente molto lunga che viene lasciata in mare lasciando che siano i pesci a rimanervi impigliati. Questo tipo di rete è molto pericoloso per i delfini perché ci trovano impigliato molto cibo. Mentre la nuova tipologia di reti, le nasse, sono meno impattanti. Tanti pescatori hanno accantonato le loro modalità di pesca usate per anni per le innovative tecniche di pesca sostenibile come le nasse del progetto Life Delfi. A beneficio di molti animali marini. Inoltre, per tutti gli operatori del mare, sono stati organizzati corsi di formazione per la realizzazione di attività economiche alternative come il ‘dolphin watching’. La tutela dei delfini è dunque importante per l’ecosistema marino e in più rappresenta un’opportunità per quanti lavorano in mare”.

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