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Legambiente: “Per il 75% degli italiani il nucleare è pericoloso”

Il nucleare come fonte di energia pulita è “pericoloso” per tre quarti degli italiani. Lo evidenzia un sondaggio condotto da Ipsos e commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou ed Editoriale Nuova Ecologia, che ha rivelato le paure degli italiani in merito all’utilizzo del nucleare rispetto alle fonti energetiche rinnovabili. I risultati sono stati presentati durante la prima giornata dell’11/o Ecoforum nazionale a Roma.

Legambiente: “Il 75% degli italiani è contrario al nucleare”

Per il 75% degli italiani, ad oggi il nucleare non è una soluzione attuabile e non rappresenta una valida alternativa alle fonti fossili, perché troppo pericoloso e poco conveniente. Solo il 25% sostiene che sia meglio un ritorno al nucleare. Lo rivela un sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou, Editoriale Nuova Ecologia e presentati oggi a Roma in occasione della prima giornata dell’11/o Ecoforum nazionale. Per gran parte dei cittadini, l’Italia deve fare di più su rinnovabili, economia circolare e lotta alla crisi climatica. Fonti pulite ed economia circolare secondo gli italiani rappresentano due volani per il Paese permettendo di creare nuovi green jobs: oltre 1 italiano su 2 ritiene che in futuro aumenteranno.

Le due priorità d’azione

Due, poi, le priorità d’azione che emergono in prima battuta dal sondaggio: per il 54% degli intervistati il Governo dovrebbe incentivare la produzione e l’impiego di energie rinnovabili e per sviluppare l’economia circolare; per il 38% le amministrazioni dovrebbero semplificare il processo autorizzativo degli impianti di energie rinnovabili e per sviluppare l’economia circolare. Per quanto riguarda la crisi climatica che avanza, i cittadini sono sempre più consapevoli delle ricadute economiche e degli impatti su territori e salute delle persone. In particolare, per il 61% degli intervistati l’aumento dei disastri naturali è dovuto proprio alla crisi climatica, per il 45% i cambiamenti climatici hanno effetti sul costo della vita in generale, per il 44% determinano un aumento dei costi dei prodotti alimentari, per il 29% un aumento delle malattie croniche, allergie e tolleranze. L’impegno a contrastare la crisi climatica deve vedere in prima fila per il 72% degli intervistati i Governi nazionali, seguiti da aziende e consorzi (42%), amministrazioni locali (39%), cittadini /consumatori (35%), media (20%).

Fonte: Ansa

redazione

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