Il lavoro per l’inclusione e l’integrazione di persone detenute e migranti

Foto Ufficio stampa Prefettura di Varese

Lavorare per tornare o per cominciare a far parte della società. E’ questo l’orizzonte che offrono due protocolli d’intesa siglati nella sala consiliare della Provincia di Varese, uno per promuovere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute ed in esecuzione penale esterna, e l’altro per  favorire l’inserimento socio lavorativo di titolari di protezione internazionale. Tra i firmatari a Villa Recalcati, la Prefettura, enti, uffici, associazioni e organizzazioni sindacali.

Lo scopo

Lo scopo dei due documenti, realizzati nell’ambito delle attività svolte da questa Prefettura in collaborazione con altri Enti e Uffici del territorio provinciale, è di far incontrare competenze e occasioni di lavoro per facilitare l’inserimento lavorativo e sociale di detenuti, ex detenuti e persone di altra nazionalità arrivate nel nostro Paese.

I firmatari

Presenti alla firma dei due protocolli, riporta il sito d’informazione Malpensa24, tra gli altri il prefetto di Salvatore Pasquariello, i rappresentanti delle case circondariali di Varese e Busto, il presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi e il presidente di Camera di Commercio Mauro Vitiello, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Giuseppe Carcano, Don Davide della Comunità La Valle di Ezechiele, il direttore generale di Ats Insubria Salvatore Gioia, sindacati e le Forza dell’Ordine, il garante regionale dei detenuti.

Il lavoro come alternativa

Per il reinserimento socio-lavorativo di persone detenute ed ex detenute, tutto ha avuto inizio dalle proposte emerse al convegno “Carcere e lavoro: Diritto, Rieducazione, Opportunità” del maggio 2023, seguito dalla successiva tavola rotonda tenutasi a Ispra il 22 marzo scorso. Si è deciso di dare vita a una rete territoriale che realizzasse e progetti rivolti a chi sta scontando una pena in carcere, al di fuori dell’istituto o l’ha già scontata, per offrire percorsi formativi che trasmettessero competenze e opportunità di lavoro anche per il ritorno alla libertà. I beneficiari sono individuati i soggetti cui la normativa consente di svolgere un’attività lavorativa e saranno vagliate le loro caratteristiche personali, le potenzialità e le competenze in base alle figure professionali proposte. Il lavoro quindi come alternativa sia alla pena che al ricorso del crimine quale mezzo di sussistenza.

Il Prefetto: “Recidiva inferiore”

La testata online locale Varese News riporta le parole del Prefetto Salvatore Pasquariello: “Questa iniziativa nasce dalla constatazione che il tasso di recidiva è significativamente inferiore tra coloro che durante la pena hanno accesso ad attività formative e lavorative: si parla di una diminuzione da 70% al 2%“.

Alfabetizzazione e occupazione

Il secondo documento, derivante da un protocollo nazionale del 2022 per l’inserimento lavorativo delle persone titolari di protezione internazionale nell’edilizia, scrive ancora Varese News, si prefigge l’obiettivo di offrire percorsi di alfabetizzazione in lingua italiana e di attivare la collaborazione con centri per l’impiego e le associazioni datoriali per promuovere tirocini formativi e permettere il loro accesso nel mercato del lavoro.

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