E’ partita la marcia da Piazza del Castello di Lampedusa indetta per per non dimenticare i 368 morti accertati e i circa 20 dispersi nel naufragio del 3 ottobre del 2013, che porterà al luogo simbolo della memoria: Porta d’Europa. I sopravvissuti furono 155.
Fico a Lampedusa alla marcia in ricordo dei morti del naufragio
Il presidente della Camera, Roberto Fico, è arrivato stamane in piazza Castello a Lampedusa accolto dal sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, e dal presidente del comitato 3 ottobre, Tareke Bhraime.
Lungo il breve percorso verso il palco, dove gli studenti hanno eseguito l’inno di Mameli e l’inno della gioia, Fico si è soffermato, stringendo le mani, ai superstiti dei naufragi del 3 e 11 ottobre 2013. Tareke Bhraime ha rapidamente raccontato della ragazza che era già nel sacco nero e veniva ritenuta morta, ma in realtà era viva e oggi è a Lampedusa. E’ tornata, dopo 9 anni, dalla Svezia dove vive e dove si è sposata e mamma di tre figli. Presentato anche il siriano che ha perso due figli ed è stata inevitabile la commozione.
Il Comitato 3 ottobre
“A distanza di 9 anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel canale della Manica e lungo i confini tra Polonia e Biellorussia. Dal 2013, oltre 24 mila persone hanno perso la vita solo nel Mediterraneo. I morti delle migrazioni spesso non hanno nome, non hanno volto, non hanno storia. Corpi sepolti senza identità, vittime senza nome, persone a cui è stato negato il futuro. Il comitato 3 ottobre chiede alle istituzioni europee che il 3 ottobre diventi ‘Giornata europea della memoria e dell’accoglienza’”, afferma il presidente del comitato: Tareke Brhane.
“Per noi del comitato, il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vite umane debba sempre restare la priorità numero uno e come questa responsabilità debba essere una responsabilità condivisa da tutti gli stati membri dell’Unione Europea”, aggiunge Brhane.
La proposta di legge per l’istituzione del 3 ottobre quale Giornata europea della memoria e dell’accoglienza è stata sottoscritta tra gli altri dal Comune di Lampedusa e Linosa, da Medici senza frontiere Arsing Africans, Festival divercity, Unire.
A sorreggere il banner, che apre la marcia, sono i sopravvissuti dei naufraghi del 3 e 11 ottobre 2013. Fra loro anche la coppia di siriani che ha perso 4 bambine e che adesso, dopo che era scappata dalla Libia dove il sessantunenne era direttore di Pneumologia dell’ospedale, vive in Germania.
La dinamica del naufragio
L’imbarcazione naufragata era un peschereccio lungo circa 66 piedi (20 metri), salpato dal porto libico di Misurata il 1º ottobre 2013 con a bordo migranti di origine eritrea ed etiope. La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall’Isola dei Conigli.
Per attirare l’attenzione delle navi che passavano, l’assistente del capitano agitò uno straccio infuocato producendo molto fumo. Parte dei passeggeri si impaurirono temendo un incendio e si spostarono improvvisamente da un lato dell’imbarcazione stracolma, che si rovesciò. La barca ha girato su se stessa tre volte e poi è colata a picco. Alle 7:00 circa locali alcune imbarcazioni civili e pescherecci locali hanno notato i naufraghi e dato l’allarme caricando la maggior parte dei superstiti a bordo.
La somma dei 155 superstiti e dei 366 corpi recuperati (360 eritrei, 6 etiopi), dà un totale di 521 somma stimata delle persone che erano effettivamente a bordo del barchino. Secondo la testimonianza del superstite eritreo Mussiie Ghebberhiert, le persone imbarcate erano 545, in massima parte eritrei.