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Un instancabile curatore d’anime

Foto di Arina Krasnikova: https://www.pexels.com/it-it/foto/tessuto-viola-e-oro-sulla-tavola-di-legno-marrone-5418226/

Nel passato il “Curato”, termine che deriva dal latino ecclesiastico “curatus”, indicava colui che si prendeva cura delle anime, e sicuramente questo era il compito che svolgeva e che ha svolto per tutta la vita Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il “Curato d’Ars”.

Era nato nel 1786 a Dardilly, un comune francese vicino Lione, da una famiglia di poveri contadini, ma ricca di umanità e di fede.

A  diciassette anni avverte la chiamata per il sacerdozio e solo grazie all’interessamento dell’abbé Charles Balley (1751-1817), parroco di Écully, presso Lione, Giovanni Maria Vianney viene ordinato presbitero il 13 agosto 1815, a ventinove anni.

Nel 1818 viene inviato come parroco in un piccolo paese nel sudest della Francia, a 35 km da Lione e che contava allora poco più di duecento abitanti: Ars. Il vicario generale della diocesi gli aveva detto: “C’è poco amore di Dio in quella parrocchia: ce lo porterete Voi!”.

Col passar degli anni molte persone si avvicinarono alla parrocchia fino a raggiungere il numero di ventimila- Giovanni Maria Vianney aveva saputo parlare al cuore delle singole persone, lo si trovava all’interno del confessionale, sempre pronto ad ascoltare tutti e ciascuno.

A volte gli uomini e le donne, aspettavano giorni per potersi confessare con il curato d’ Ars, un esempio di questo continuo afflusso di fedeli è che furono approntati treni e collegamenti speciali da Lione al paese di Ars.

La sua fama si diffonde presto, per accontentare più persone possibili, egli rimane diciotto ore al giorno in confessionale, tanto che qualcuno arriverà a nominare Ars il “grande ospedale delle anime”.

“Riconosceva nella pratica del sacramento della penitenza il logico e naturale compimento dell’apostolato del sacerdotale, in obbedienza al mandato di Cristo: ‘a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi’. Egli si distinse come ottimo e instancabile confessore e maestro spirituale…”.

Queste parole sono state pronunciate da Benedetto XVI il 5 agosto del 2009, a centocinquant’anni dalla nascita al cielo di Giovanni Maria Vianney.

Nel corso di una delle sue tante  catechesi il curato d’Ars dirà: “Fate bene attenzione, miei figlioli, il tesoro del cristiano non è sulla terra, ma in cielo. Il nostro pensiero perciò deve volgersi dov’è il nostro tesoro. Questo è il bel compito dell’uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco questa è la felicità dell’uomo sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio”.

Passava il suo tempo nella preghiera contemplativa, nella celebrazione della Liturgia delle Ore, nei Sacramenti.

Aveva una devozione particolare per l’Immacolata Concezione e ricordava ai suoi numerosi fedeli che frequentavano la parrocchia che “Gesù Cristo, quando ci ha dato tutto quello che poteva darci, ha voluto renderci eredi della cosa più preziosa che aveva, cioè la sua Santa Madre”.

Giovanni Maria Vianney morirà il 4 agosto del 1859, e il suo corpo, incorrotto è custodito all’ interno della basilica di Santa Filomena di Ars.

L’8 gennaio del 1905 Pio X (1903-1914) lo proclamerà beato, mentre il 31 maggio del 1925, oltre che dichiararlo patrono dei parroci, Pio XI (1922-1939) lo scriverà nell’elenco dei santi.

Giovanni XXIII (1958-1963) dedicherà nel 1959 l’enciclica “Sacerdotii Nostri Primordia”, e Giovanni Maria Vianney  viene presentato come modello per tutti i sacerdoti, nel centenario della morte del Curato d’Ars.

Gualtiero Sabatini: